Casali


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Origine e profilo sociale:

I Casali furono una famiglia eminentemente cittadina, di orientamento ghibellino e magnatizio. La loro ascesa cominciò quando nel 1261 Uguccione, leader degli esuli cacciati dalla città dagli aretini, raggiunse un accordo con il vescovo Guglielmino degli Ubertini, che pur riconoscendo al presule determinati diritti vantati dai successori di san Donato da molto (e raramente esercitati), permise il rientro agli esuli. Il fatto compiuto, davanti al quale furono messe le autorità aretine, portò dopo pochi anni a un nuovo accordo fra i due comuni, che a prezzo di ulteriori riconoscimenti, permise la riorganizzazione del comune cortonese. È perciò improprio parlare per questo periodo di signoria, tanto del Casali, quanto del vescovo (di cui il Casali stesso si impose come interlocutore preferenziale), dato che il comune poté condurre una propria politica autonoma, sia pure con molte limitazioni teoriche. Due generazioni dopo, dato che i principali pericoli per l’indipendenza cortonese venivano sempre da Arezzo, ma questa volta dalla figura stessa del vescovo, Guido Tarlati, signore della città, e dalla sua famiglia, maturarono le condizioni tanto per il distacco dalla diocesi aretina (con la creazione di una diocesi autonoma), quanto per l’instaurazione di una signoria, la forte autorità della quale sapesse difendere l’indipendenza cittadina dalle minacce tarlatesche. L’intelligenza di Ranieri Casali fu nel sapere approfittare del momento e nel presentare il suo dominio come eminentemente guelfo, vale a dire alleato delle tre principali città della zona (Firenze, Siena e Perugia) e in aperto contrasto con Arezzo. Sul fronte interno poi Ranieri seppe schierarsi con il populus nel reprimere un tentativo di sollevazione magnatizia, presentandosi con ampie elargizioni come l’uomo giusto per tutelare il comune anche dai nemici interni. I suoi successori si mantennero sostanzialmente fedeli a questa linea politica, anche se non mancarono tentazioni di aderire allo schieramento visconteo, ormai predominante nel campo ghibellino, giostrandosi alternativamente fra l’amicizia delle tre città guelfe, ma spesso in lite fra loro, per mantenere la propria indipendenza. L’esaurirsi di questa possibilità all’esterno, come la deriva marcatamente autoritaria e tirannica di alcune signorie, finirono per condannare all’estinzione l’esperienza di dominio, ormai mal tollerato all’interno come all’esterno.



Espansione territoriale della dominazione e suo sviluppo cronologico:

Come tipica signoria monocittadina, l’esperienza dei Casali si concentrò su Cortona, sulla quale dominarono per poco più di ottanta anni, raramente e temporaneamente estesa a qualche castello esterno al territorio tradizionale.



Modalit? delle successioni:

La signoria dei Casali fu un tipico caso di dominio familiare, nel quale le successioni avvennero normalmente sulla base del semplice passaggio generazionale di padre in figlio. Ci furono altresì due colpi di mano, ma in entrambi i casi non cancellarono il principio della successione genealogica: nel primo caso un figlio di primo letto di un precedente signore eliminando i reggenti dei signori in carica, di minore età, si associò nel potere ai congiunti, ai quali poi comunque passò lo scettro del comando. Nel secondo caso un consignore eliminò lo zio per governare da solo.

Castelli e basi militari nel contado:

Come famiglia di origine eminentemente cittadina, i Casali non possedevano particolari punti di appoggio nel contado, anche se nel corso della signoria non mancarono apparentamenti a stirpi più radicate nel contado, che fornirono dunque temporanee basi, in genere tuttavia fuori dal territorio cortonese.


Risorse e iniziative economiche:

La notevole disponibilità finanziaria (la cui origine è malnota) fu uno dei maggiori ausili per la scalata al potere della famiglia; successivamente, oltre alle risorse proprie di una signoria, con il controllo più o meno mediato delle finanze pubbliche, i Casali ebbero a disposizione le entrate di una costante professione militare, mestiere quasi obbligatorio per i piccoli signori del tardo Medioevo. Molto spesso gli incarichi militari ai Casali facevano parte degli accordi diplomatici fra Cortona e le potenze alleate, oppure essi venivano considerati appannaggi di favore, con obblighi ridotti o nulli. Ciò non toglie che i più rapaci fra i Casali non disdegnassero metodi meno ortodossi di prelievo, dalle grassazioni a danno dei sudditi (talvolta mascherate da generosi doni in ricompensa dei servigi prestati dal signore), fino ad arrivare al vero banditismo di strada (questo naturalmente stando alle cronache). Non sono viceversa note iniziative particolari di politica economica, volte cioè ad arricchire la città piuttosto che il signore.


Principali risorse documentarie:

BCC [Biblioteca Comunale di Cortona], Codice Cortonese, mss. 415 (= Imbreviaturae autographae s. Rainaldi Toti nempe filii Christophori notarii Cortonensis, I), 423 (= Miscell. di documenti autentici e copiati relativi a persone e cose di Cortona), 436 (= Notti coritane, IV), 532 (= A. Sernini, Compendio delle cose di Cortona), 534 (= R. Baldelli, Memoria, e descrizzione dell'origine, antichità e nobiltà della città di Cortona - ms. copiato da G. Orselli), 540 (= F. Angellieri Alticozzi, Vite dei Casali); Accademia Etrusca di Cortona, Pergamene.


Bibliografia delle edizioni di fonti e degli studi:

Fonti: Cronache cortonesi di Boncitolo e d'altri cronisti, a cura di G. Mancini, Cortona, Bimbi, 1896.

Studi: G. Mancini, Cortona nel Medio Evo, Firenze, Carnesecchi, 1897, rist. anast. Roma, Multigrafica, 1969; R. Davidsohn, Storia di Firenze, IV, Firenze, Sansoni, 1960, F. Cardini, Una signoria cittadina "minore" in Toscana: i Casali di Cortona, in “Archivio Storico Italiano”, CXXXI (1973), pp. 241-55; Id., Allegrezza Casali, devota di s. Margherita..., in “Studi francescani”, LXXII (1975), pp. 335-44.


Membri della famiglia:

Note eventuali: