Aldighieri, Mainardino


di:
Estremi anagrafici:

1171?-1256?.



Durata cronologica della dominazione:

1207-1248.



Espansione territoriale della dominazione:

Imola.

Origine e profilo della famiglia:

Mainardino apparteneva a una delle più influenti famiglie della militia di Ferrara. Gli Aldigheri erano specializzati nelle professioni giuridiche, e si affermarono nel corso del XII secolo attraverso l’ufficio, trasmesso ereditariamente, di avvocati del monastero di Nonantola, cioè di amministratori delle sue cospicue proprietà. Secondo alcuni studiosi, infatti, gli Aldigheri sarebbero originari di Nonantola, ma non esistono prove in proposito. Quello che è certo è che dalla seconda metà del XII secolo essi furono attivi a Ferrara come iudices, ebbero accesso al consolato e il padre di Mainardino, Alberto, fu anche podestà di Modena nel 1191 e 1192. Le prime attestazioni di Mainardino risalgono agli anni ’90 del XII secolo, quando, molto giovane, era già preposito della Chiesa ferrarese, ed era molto vicino al grande canonista Uguccione da Pisa, in quegli anni vescovo di Ferrara, che l’A. affiancò in procedimenti giudiziari e atti politici.


Titoli formali:

vescovo, podestà.


Modalità di accesso al potere:

Elezione a podestà da parte del consiglio cittadino.


Legittimazioni:

La capacità dell’A. di condizionare la vita politica, sociale e culturale della città fu talmente rilevante che gli storici locali si riferiscono alla prima metà del Duecento come all’«età di Mainardino». La sua influenza politica non dipese in alcun modo dalla sua rete familiare, dalla capacità di porsi a capo di una fazione cittadina o dalla disponibilità di basi militari, di castelli e di fideles in armi nel contado, ma interamente dal suo prestigio personale, derivante dalla sua cultura, dalla sua sapientia giuridica e dalla sua vicinanza agli ambienti della corte imperiale. Da questo punto di vista, non è corretto separare il suo impegno politico dalla sua intensa attività pastorale in qualità di vescovo di Imola – almeno dal 1207 – e dalla sua azione di rinnovamento della chiesa cittadina (vedi voce Legami e controllo degli enti ecclesiastici, devozioni e culti religiosi). La credibilità acquisita in questo ambito fu fondamentale per consolidare il suo ascendente politico e alimentare il consenso. Un altro fattore di legittimazione di cui è indispensabile tenere conto furono i suoi rapporti con la corte imperiale. Nel 1209 l’A. accompagnò Wolgherio, patriarca di Aquileia e legato imperiale di Ottone IV, nella sua missione nelle città italiane, e poi fu al seguito dello stesso imperatore. Ancora più stretto fu, dal 1220, il suo rapporto con Corrado vescovo di Metz e di Spira, legato di Federico II. Dal 1223, e soprattutto nel 1226, Mainardino fu spesso al seguito di Federico, presenziò a placiti, sottoscrisse diplomi imperiali e gli fu affidata la soluzione di alcune controversie tra città italiane. La sua vicinanza agli ambienti imperiali e alla persona dell’imperatore fu considerata una risorsa preziosa dagli imolesi, alle prese con i tentativi di Bologna e Faenza di impadronirsi del contado della città appoggiando le rivendicazioni degli abitanti di Castel d’Imola, l’insediamento fortificato che frenava l’espansione territoriale di Imola.

Non stupisce quindi constatare che Mainardino fu eletto podestà di Imola nel 1209 e nel 1221, quando si profilava all’orizzonte un intervento diretto degli imperatori, Ottone IV nel primo caso e Federico II nel secondo, nelle questioni italiane. Nelle intenzioni degli imolesi, la carica di podestà avrebbe consentito all’A. di impegnarsi formalmente per conto del comune e di concludere atti politici di pieno valore giuridico. In realtà, però, l’azione politica del vescovo non fu affatto confinata in questi due anni, ma proseguì per l’intero periodo del suo episcopato senza soluzioni di continuità e con un’evidente coerenza. Tale azione fu diretta in particolar modo al rafforzamento delle posizioni di Imola nel contado, minacciate dalla continua intromissione di Bologna e Faenza. L’obiettivo fu ottenuto favorendo l’inurbamento degli abitanti dei castelli posti in posizioni strategiche, offrendo loro condizioni di favore, terreni edificabili e la cittadinanza imolese. Il principale successo fu ottenuto da Mainardino durante il suo secondo mandato podestarile, nel 1221, quando riuscì a ottenere lo spostamento entro le mura cittadine degli abitanti di Castel d’Imola e la distruzione del castello. Anche questi risultati furono strettamente legati al prestigio e all’autorevolezza della figura dell’A., risorse che gli imolesi cercarono di sfruttare al meglio.


Caratteristiche del sistema di governo:

Sistemi di alleanza:

Negli anni di Mainardino Imola fu saldamente filoimperiale, in contrasto con Bologna  e Faenza, che cercavano di frenarne l’espansione nel contado.


Cariche politiche ricoperte in altre citt?:

Legami e controllo degli enti ecclesiastici, devozioni, culti religiosi:

La principale preoccupazione di Mainardino fu quella di dare ordine e coerenza al tessuto ecclesiastico di Imola, che risentiva dell’origine “tripartita” della città, la quale assunse la sua forma definitiva in seguito all’inurbamento forzato nell’antica civitas Corneliensis degli abitanti del castello di S. Cassiano, sede episcopale fino alla seconda metà del XII secolo, e di Castel d’Imola, distrutto solo nel 1221. Negli anni dell’A. fu completata la nuova cattedrale, che sostituiva l’edificio andato distrutto insieme al castello di S. Cassiano. L’obiettivo di Mainardino fu quello di dare il necessario prestigio al nuovo centro religioso della città, nel quale si dovevano riconoscere tutti i cittadini, che fossero originari dell’antica civitas, di S. Cassiano o di Castel d’Imola. Nel 1208, perciò, il vescovo trasferì nella cattedrale ancora in costruzione le reliquie di due dei primi vescovi della diocesi, Proietto e un preteso Maurelio, ai quali consacrò un altare. La chiesa fu ultimata nel 1216, e l’anno successivo furono provvidenzialmente ritrovate le reliquie di S. Cassiano, santo patrono di Imola, scomparse nel 1151 dopo una delle ripetute distruzioni del castello episcopale da parte degli imolesi. I resti erano probabilmente nelle mani dei canonici del capitolo di S. Cassiano, che le restituirono a Mainardino, il quale le fece solennemente traslare nella nuova cattedrale.

L’organizzazione della cura d’anime a Imola rifletteva, come si è detto, l’origine tripartita. Alle due circoscrizioni ecclesiastiche cittadine originarie, facenti capo alla pieve di S. Lorenzo e al monastero di S. Maria in Regola, si aggiunsero nel 1187, dopo la distruzione del castello di S. Cassiano, la cattedrale, e nel 1221 la pieve di S. Maria di Castel d’Imola. Mainardino mantenne le solidarietà tradizionali, lasciando che gli abitanti di Castel d’Imola continuassero a fare riferimento alla loro pieve, ora unita al monastero di S. Matteo e intitolata a questo santo, così come gli abitanti del castello di S. Cassiano continuarono a dipendere dalla cattedrale. Egli tuttavia procedette a una riorganizzazione complessiva della cura animarum favorendo di fatto, con una notevole precocità, la formazione di un sistema incentrato su quattro circoscrizioni parrocchiali. L’A., inoltre, guidò l’inserimento degli ordini mendicanti in città in modo che non alterassero l’ordinamento ecclesiastico. Egli ne indusse infatti l’insediamento fuori dall’area urbana. È stato notato, in particolare, che a Imola si determinò una dipendenza insolitamente stretta della comunità domenicana dal vescovo e dal capitolo della cattedrale. Il priore, benché eletto dalla comunità, doveva essere investito dai canonici e confermato dal vescovo.

Come si è detto, l’impegno di Mainardino in ambito ecclesiastico e religioso non dovrebbe essere separato dalla sua azione politica, poiché esso contribuì in maniera decisiva a quel prestigio personale che costituì la fonte principale del suo potere politico.


Politica urbanistica e monumentale:

Gli anni di Mainardino furono caratterizzati da un fervore edilizio che non ha eguali nella storia successiva della città. Tale fervore riguardò per prima cosa l’edilizia religiosa: risale a questo periodo la costruzione della nuova cattedrale, ultimata nel 1216, del convento domenicano di S. Maria della Carità (1227), fuori porta Ursulina o del Piolo, del convento di S. Matteo (1222-1226), del convento dei frati minori, della chiesa di S. Giacomo e Filippo, della chiesa di S. Giovanni Battista di Sesto, nel luogo detto Roncadello. Ma questi anni furono fondamentali anche per l’edilizia pubblica. Fu infatti edificato in tempi molto brevi, tra il 1210 e il 1214, il primo palazzo comunale, chiamato in seguito palatium vetus. Negli anni ’30 furono anche acquisite dal comune le aree sulle quali di lì a poco sarebbe sorto il cosiddetto «palazzo nuovo», attestato per la prima volta nel 1255. Naturalmente, è difficile dire quanto di questo rinnovamento architettonico e urbanistico fosse effettivamente dovuto, almeno in parte, all’iniziativa di Mainardino. Sappiamo tuttavia che egli ingaggiò architetti dall’esterno, tra i quali la documentazione cittadina ricorda maestro Vaghetto, chiamato nel 1232 per la costruzione della cinta muraria. Egli fu attratto con condizioni molto favorevoli, in particolare con esenzioni fiscali e militari e la concessione di un’area edilizia nella contrada del Borgo, insieme alla somma di 36 lire per costruirsi una casa e acquistare una vigna.


Politica culturale:

A Mainardino si attribuisce la stesura della prima biografia di Federico II, andata perduta, che sarebbe servita da fonte per molti storici posteriori, compreso Giovanni Villani.


Consenso e dissensi:

Giudizi dei contemporanei:

Fine della dominazione:

Nel 1248 il cardinale Ottaviano degli Ubaldini, legato pontificio al comando delle truppe della Lega Lombarda, entrò a Imola, che gli si arrese. Fu l’inizio della dominazione di Bologna su Imola, che si concluse solo all’inizio degli anni ’70. Mainardino rinunciò, forse volontariamente, alla cattedra vescovile.


Principali risorse documentarie:

La fonte principale per la ricostruzione dell’impegno politico dell’A. è il cosiddetto «Libro rosso», il liber iurium della città di Imola, pubblicato a cura di T. Lazzari (vedi bibliografia). Fondamentale per lo studio dell’azione di Mainardino in ambito ecclesiastico e religioso è invece la documentazione conservata presso l’Archivio capitolare di Imola.

 


Bibliografia delle edizioni di fonti e degli studi:

Fonti: E. Winkelmann, Acta Imperii inedita saeculi XIII et XIV, I, Innsbruck 1880; J. Ficker, Forschungen zur Reichs- und Rechtgeschichte italiens, IV, Innsbruck 1884; I. F. Bohmer-J. Ficker-E. Winkelmann, Regesta Impeiii, V, Innsbruck 1879-1891; Petri Cantinelli chronicon, a cura di F. Torraca, RIS2, XXVIII, 2, Città di Castello 1902; P. F. Kehr, Italia pontificia sive Repertorium privilegiorum et litterarum a Romanis pontificibus, V, Aemilia, Berolini 1911; Chartularium Imolense, a cura di S. Gaddoni e G. Zuccherini, I. Archivium S. Cassiani; II. Archivia minora, Imola 1912; Chartularium Imolense. Archivium S. Cassiani (1201-1250), 2 voll., a cura di N. Mattini, G. Mozzanti, M. P. Oppizzi, E. Tulli, Roma 1998; Libro Rosso. Il Registrum comunis Ymole del 1239 con addizioni al 1269, edizione critica a cura di T. Lazzari con presentazione di A. Padovani, Imola 2005.

Studi: G.Tiraboschi, Storia dell'augusta badia di S. Silvestro di Nonantola, II, Modena 1785; F. Güterbock, Eine zeitgenössische Biographie Friedrichs II., das verlorene Geschichtswerk Mainardinos, in «Neues Archiv der Gesellschaft für ältere deutsche Geschichtkunde», XXX (1904), pp. 35-83; G. Rabotti, Aldigeri Mainardino, voce del DBI, 2, Roma 1960, pp. 86-87; Id., “Maynardinus Imolensis episcopus” (1207-1249), in Vescovi e diocesi in Italia nel Medioevo (secc. IX-XIII), Atti del II convegno di storia della Chiesa in Italia (Roma 5-9 settembre 1961), Padova 1964, pp. 409-418; A. Hessel, Storia di Bologna, a cura di G. Fasoli, Bologna 1975; M. Ronzani, Le istituzioni ecclesiastiche nel medioevo: pievi e parrocchie a Imola e nella Romagna, in Medioevo imolese, Imola 1982, pp. 116-130; N. Galassi, Figure e vicende di una città, I, Imola dall’età antica al tardo medioevo, Imola 1984, pp. 361- 429; T. Lazzari, M. Montanari, Le circoscrizioni urbane a Imola fra XII e XIV secolo: crescita dell’impianto della città e progressiva razionalizzazione della sua amministrazione, in Studi storici Imolesi, «Atti e Memorie della Deputazione di storia patria per le province di Romagna», XLVIII (1997), pp. 113-154; T. Lazzari, Il palazzo comunale nel Medioevo, in Imola, il comune, le piazze, a cura di M. Montanari e T. Lazzari, Imola 2003, pp. 45-78; Ead., Esportare la democrazia? Il governo bolognese a Imola (1248-1274) e la creazione del “popolo, in La norma e la memoria. Studi per Augusto Vasina, a cura di T. Lazzari, L. Mascanzoni, R. Rinaldi, Roma 2004, pp. 399-439.

 


Apporti nuovi di conoscenza:

Note eventuali: