Amedeo VI, conte di Savoia


di:
Estremi anagrafici:

1334-1383



Durata cronologica della dominazione:

Conte di Savoia: 1343-1383; signore di Ivrea (1334-83), di Torino (1360-63, tutela fino al 1377), di Asti (1382).



Espansione territoriale della dominazione:

Oltralpe A. persegue con successo una politica di razionalizzazione e compattamento territoriale dei suoi domini: con il trattato di Parigi (5 gen. 1355) che segue la vittoria di Les Abrets sul Delfino, cede il Viennois al Delfino in cambio del Faucigny e della Valbonne. Gli anni di governo di A. segnano anche un decisivo ampliamento dei territori soggetti alla dinastia nell'area cisalpina: dopo la guerra fra il conte e Giacomo d'Acaia (1360) viene completata la sottomissione di Ivrea (finora tenuta dal ramo comitale dei Savoia solo per metà, essendo l'altra di volta in volta degli Acaia o dei marchesi di Monferrato), e il conte ottiene il dominio, ma solo temporaneamente, di Torino (1360-1363); Chieri viene incorporata nei domini di A. nel 1347, Cuneo nel 1382. Fra il 1372 e il 1379, in seguito alla partecipazione di A. alla lega promossa dal papa contro i Visconti, viene acquisito gran parte del Biellese e parte del Vercellese (ma non la città di Vercelli): fanno dedizione al conte di Savoia, fra gli altri luoghi, Santhià (19 feb. 1373) e Biella (6 ag. 1379), centri delle due circoscrizioni intorno alle quali si organizzerà l'amministrazione dei nuovi territori conquistati. A. non riesce a incorporare Saluzzo, su cui aveva investito le sue energie sin dal 1363, giungendo ad assalire i domini dei marchesi e a imprigionare Federico II.

Origine e profilo della famiglia:

Vedi alla voce Savoia, famiglia.


Titoli formali:

Conte di Savoia ("comes Sabaudie"); accanto a questa formula base vengono utilizzati in modo non sistematico i titoli di marchese in Italia ("in Italia marchio"), e duca del Chiablese e della Val d'Aosta ("dux Chablasii et Auguste"). Fra i termini onorifici che accompagnano i titoli è usato con particolare frequenza da questo conte l'appellativo di principe ("Illustris et magnificus princeps et dominus dominus Amedeus comes Sabaudie"), forse nell'ottica di controbilanciare il titolo principesco degli Acaia, con i quali A. è spesso in conflitto.

Ottiene il titolo di "vicario imperiale" da Carlo IV nel 1365.


Modalità di accesso al potere:

All'età di 9 anni A. eredita il titolo comitale dal padre Aimone (m. 1343). Fino alla maggiore età viene affiancato da due tutori, Ludovico di Savoia-Vaud ed Amedeo III conte del Genevese.


Legittimazioni:

dal basso:

rinnovata dedizione della città di Ivrea (dic. 1356); durante l'occupazione militare del principato d'Acaia A. riceve la fedeltà della città di Torino (16 mar. 1360), oltre che di centri minori come Fossano (22 apr. 1360) e Chieri (3 mag. 1360). Il 23 mar. 1382 gli esuli ghibellini astigiani, rappresentati dai soci della compagnia di S. Secondo, lo proclamarono signore della città di Asti.

dall'alto:

nel maggio del 1365 l'imperatore concede al conte di Savoia il vicariato imperiale su tutti i vassalli, laici e religiosi, della contea di Savoia, e di numerose diocesi fra cui Aosta, Ivrea, Torino.


Caratteristiche del sistema di governo:

A. interviene in diverse occasioni per regolamentare il funzionamento degli organi amministrativi del comitato (sul Consilium cum domino residens nel 1355 e nel 1379, sulla Camera dei Conti nel 1351). Nel 1379 vieta ai castellani, la struttura portante dell'amministrazione sabauda a livello locale, di accensare i loro uffici.

Torino. Per quanto riguarda Torino, sottratta a Giacomo d'Acaia nel 1360, la presa di potere del conte comporta una ridefinizione dei rapporti fra comune e potere signorile. Nel 1360 si procede ad una nuova redazione degli statuti cittadini (approvata dal conte il 6 giu.); nell'ottobre dello stesso anno le franchigie concesse dal conte stabiliscono la possibilità da parte del comune di redigere statuti e modificarli, ma con l'esplicito vincolo dell'approvazione da parte del conte (per disposizioni di validità annuale è sufficiente l'approvazione del vicario e del giudice sabaudo). Il vicario e il giudice, rappresentanti del potere sabaudo in città, devono giurare all'inizio del loro mandato di rispettare gli statuti comunali. Nel complesso gli interventi di A. estendono al comune torinese la libertas statuendi tipica dei centri sottoposti al dominio sabaudo nel XIV secolo (come Aosta, Ivrea, Chieri, Cuneo, Biella), annullando le restrizioni imposte in questo campo dai predecessori e, nello specifico caso di Torino, da Tommaso III nel 1280. Viene ceduta al comune della gestione dei ponti, prima effettuata da appaltatori di nomina signorile, e viene soppressa la società popolare di S. Giovanni Battista, istituita al tempo di Caterina di Vienne, madre e reggente di Giacomo d'Acaia.


Sistemi di alleanza:

A. è protagonista nei suoi quarant'anni di governo di una politica di alleanze spregiudicata, di volta in volta finalizzata alla salvaguardia dell'integrità del comitato o al suo ampliamento territoriale. Si appoggia all'imperatore Carlo IV, cui prospetta (1356) i vantaggi di un rafforzamento del potere sabaudo in chiave anti-francese: ottiene da lui la conferma di tutti i privilegi elargiti dai predecessori; la concessione imperiale del diritto di appello al suo tribunale contro le sentenze di tutte le curie dello stato sabaudo (contro le autonomie ecclesiastiche interne ai suoi domini); mentre l'inserimento della contea nei domini imperiali (1361) e la concessione ad A. del vicariato imperiale su tutti i vassalli, laici e religiosi, della contea di Savoia, e di varie diocesi (1365), forniscono al conte gli strumenti giuridici per far fronte all'aggressiva politica d'espansione francese. Dal punto di vista diplomatico la questione in cui A. si dimostrò più abile furono i rapporti con i Visconti di Milano, con i quali seppe dialogare da pari a pari, mantenere a lungo buoni rapporti (rinsaldati il 10 sett. 1350 con il matrimonio fra la sorella Bianca e Galeazzo Visconti) e infine approfittare, quando fu il momento, delle difficoltà in cui si trovarono durante la guerra contro il papa. Dopo l'iniziale neutralità entra nel 1372 nella lega coalizzata dal papa contro i Visconti: quando la guerra finisce (ag. 1376), A. era riuscito a porre le basi per la sottomissione di gran parte del Biellese e di parte del Vercellese, concretizzatasi poi da lì a poco con la dedizione di un certo numero di signori e comunità. L'alleanza con il duca d'Angiò permette ad A. di sottomettere Cuneo ed essere riconosciuto come signore di Asti (1382).


Cariche politiche ricoperte in altre citt?:

Legami e controllo degli enti ecclesiastici, devozioni, culti religiosi:

Oggetto di particolare attenzione da parte di A. è il culto della Vergine: sono attestati legati e atti di devozione per molte chiese che contenevano cappelle a lei dedicate come la Consolata, la parrocchia di S. Gregorio (attuale chiesa di S. Rocco) e S. Domenico a Torino, la cattedrale di Losanna.


Politica urbanistica e monumentale:

Dà inizio all'edificazione del castello di Ivrea, già prevista nell'atto di dedizione a Filippo d'Acaia e a Amedeo V nel 1313, ma cominciata solo sotto questo conte nel 1357 con l'esproprio di terreni a danno della famiglia ghibellina de Solerio.


Politica culturale:

Il 2 giugno 1365 A. ottiene dall'imperatore Carlo IV l'autorizzazione per aprire uno Studium a Ginevra. Come i suoi predecessori, il conte rivela una particolare attenzione per l'ambiente artistico transalpino.


Consenso e dissensi:

Negli anni '50 A. si oppone alle tendenze autonomistiche del cugino Giacomo principe d'Acaia: negli anni 1359-60 si arriva ad uno scontro aperto e il conte occupa militarmente il principato. In seguito alla rinuncia alle sue pretese e al pagamento di una forte somma (trattato del 2 lug. 1362), Giacomo viene nuovamente infeudato dei suoi domini dal conte di Savoia (ott. 1363). La contrapposizione di A. con il ramo cadetto degli Acaia continua però con il figlio di Giacomo, Filippo, esautorato dalla successione a favore del fratello Amedeo: dopo la morte del padre nel 1366 Filippo cerca di sottrarre il principato al fratello Amedeo ma incontra l'opposizione di A., schierato a favore di quest'ultimo.

Negli anni di lotta aperta fra A. e Giacomo si verifica a Torino una congiura per restituire la città al principe d'Acaia (esecuzione dei responsabili nel 1363).


Giudizi dei contemporanei:

Fine della dominazione:

Muore di peste il primo marzo 1383 mentre era al seguito di Carlo d'Angiò. Gli succede il figlio Amedeo VII.


Principali risorse documentarie:

Vedi alla voce SAVOIA, famiglia.


Bibliografia delle edizioni di fonti e degli studi:

Vengono qui elencati solo i contributi specificamente dedicati ad A., per la bibliografia generale della famiglia vedi alla voce SAVOIA, famiglia.

E. Bollati, Illustrazione della spedizione in Oriente di Amedeo VI, il Conte Verde, Torino, 1900;

A. Calzolari, R. Cosentino, La prima attività contabile della cancelleria sabauda e l'organizzazione dell'ufficio a metà del secolo XIV, in «Bollettino Storico Bibliografico Subalpino», 92 (1994), pp. 505-553;

F. Cognasso, Amedeo VI conte di Savoia, in Dizionario Biografico degli Italiani;

Id., Il Conte Verde, Torino, 1926;

E.L. Cox, The Green Count of Savoy, Princeton, 1967;

P. Datta, Spedizione in Oriente di Amedeo VI, Torino, 1826;

F. Gabotto, L'età del Conte Verde in Piemonte secondo nuovi documenti (135O-1383), Torino, 1894;

J. Jaccod, La comptabilité d'Amédée VI dit le Comte Vert (1377-82), in «Bulletin de l'Académie St. Anselme», 25 (1939);

M. José di Savoia, Amedeo VI e Amedeo VII di Savoia, Milano, 1956;

C. Nani, Gli statuti di Amedeo VI conte di Savoia, in «Memorie della R. Accademia delle Scienze di Torino», 34 (1883), pp. 146-160;

C. Nani, Nuova edizione degli statuti di Amedeo VI dell'anno 1379, in «MSI», s. II, 22 (1884), pp. 249-296.


Apporti nuovi di conoscenza:

Note eventuali: