Della Torre Martino


di:
Estremi anagrafici:

Fine XII sec.- 20 novembre 1263

 



Durata cronologica della dominazione:

Milano, Como, Lodi: 1259-1262, Novara: 1263



Espansione territoriale della dominazione:

Milano, Como, Lodi, Novara

Origine e profilo della famiglia:

Vedi scheda di famiglia


Titoli formali:

A Milano Martino fu “anziano perpetuo della credenza di Sant’Ambrogio” o, tout court, “podestà del Popolo” ; a Como fu podestà decennale, a Lodi, quinquennale, a Novara perpetuo


Modalità di accesso al potere:

Parente di Pagano della Torre, Martino ne ereditò i legami con la parte di popolo di Milano, organizzata nella Credenza di Sant’Ambrogio di cui fu rettore nel 1256 e nel 1257, durante la recrudescenza dei conflitti civili che segnò la città dopo la morte di Federico II. Nel 1259, dopo duri scontri di piazza tra i suoi sostenitori, legati soprattutto al mondo dei mestieri, e quelli del rivale Azolino Marcellini, cui facevano capo le famiglia popolari più ricche, Martino prevalse e fu nominato anziano perpetuo del popolo. Dopo aver sconfitto anche il partito nobiliare, guidato da Guglielmo Soresina, Martino assunse di fatto il potere in Milano, alleandosi con Oberto Pelavicino.


Legittimazioni:

Le cariche di Martino furono di norma deliberate dalle assemblee competenti, ossia le società di popolo a Milano e i consigli del comune nelle altre città.


Caratteristiche del sistema di governo:

A Milano dopo il 1259 il governo assunse un’impronta schiettamente popolare. Le magistrature comunali (consiglio degli 800 e podestà) rimasero operanti, ma soggette al controllo e all’approvazione da parte delle assemblee dei “consoli delle società della Credenza, della Motta e dei capitanei e valvassori” e soprattutto dei 24 sapienti di popolo, entrambe presiedute dall’anziano perpetuo Martino. A lui si affiancava, ma con un ruolo subordinato e prevalentemente militare, Oberto Pelavicino, nelle vesti di capitano generale. Nelle altre città, ottenuto il titolo di podestà con durata pluriennale, egli governò tramite vicari da lui nominati, di solito in stretto coordinamento con i partiti popolari locali.


Sistemi di alleanza:

Martino si alleò a Oberto Pelavicino, con il quale collaborò militarmente contro Ezzelino da Romano nel 1259. Dall’amicizia fra i due nacque una vasto blocco che includeva Lombardia, Emilia e Piemonte orientale, solitamente identificato come “ghibellino”, la cui collocazione politica in realtà è meno netta, dato che nacque in opposizione allo stesso Ezzelino. L’alleanza fu comunque vista con viva ostilità dal papato.


Cariche politiche ricoperte in altre citt?:

Prima di assumere la carica di anziano perpetuo del popolo di Milano, Martino era stato podestà di Lodi nel 1252.


Legami e controllo degli enti ecclesiastici, devozioni, culti religiosi:

Martino si adoperò per far nominare Raimondo della Torre arcivescovo di Milano, ma non ebbe successo a causa dell’opposizione pontificia. Divenne invece arcivescovo Ottone Visconti, al quale però Martino impedì l’accesso in città. A Raimondo fu assegnata la cattedra di Como, dalla quale egli operò con successo a favore delle fortune torriane. Martino fu inoltre assai legato al monastero cistercense di Chiaravalle Milanese, dove fu sepolto e i cui monaci chiamò a reggere l’ufficio del tesoro comunale.

 


Politica urbanistica e monumentale:

Politica culturale:

Consenso e dissensi:

Una parte della nobiltà cittadina, guidata da Guglielmo da Soresina, non accettò la presa di potere da parte di Martino e lasciò la città, cercando l’appoggio di Ezzelino da Romano. Dopo la sconfitta di questi, nel 1259, i fuoriusciti riorganizzatisi attorno al nuovo arcivescovo Ottone Visconti tentarono un nuovo colpo di mano a Tabiago, nel 1261, ma vennero pesantemente battuti. L’alleanza con il Pelavicino fu comunque malvista dal papa, il quale nel 1259 scomunicò tutti i membri del consiglio comunale


Giudizi dei contemporanei:

I cronisti milanesi posteriori hanno mostrato un generale apprezzamento per Martino, lodando la sua moderazione e la sua mansuetudine nei confronti dei nemici. Fra i contemporanei, vale la pena di ricordare il giudizio di Rolandino da Padova, per il quale Martino ebbe un ruolo fondamentale nella fine di Ezzelino e fu “vir probus et sapiens, strenuus, tractabilis et constans” (Rolandino, Vita e morte, p. 521).

 


Fine della dominazione:

Il 20 novembre del 1263 Martino morì e la carica di anziano perpetuo passò al fratello Filippo.


Principali risorse documentarie:

Bibliografia delle edizioni di fonti e degli studi:

Galvanei Flamme Manipulus florum sive historia Mediolanensium, a cura di L.A. Muratori, RIS, XI, Mediolani 1727, coll. 686-687; Rolandino, Vita e morte di Ezzelino da Romano, a cura di F. Fiorese, Milano 2004, pp. 521-530, Gli Atti del Comune di Milano nel secolo XIII, II, (1251-1276), a cura di M.F. Baroni, R. Perelli Cippo, Alessandria 1984. Anche per la bibliografia precedente: G. L. Fantoni, Della Torre Martino, in DBI, 37, Roma 1989, pp. 613-619. P. Grillo, Milano in età comunale, 1183-1276. Istituzioni, società, economia, Spoleto 2001, pp. 498-500 e 667-669; Id., Un’egemonia sovracittadina: la famiglia della Torre e le città lombarde (1259-1277), in “Rivista storica italiana”, CXX (2008), pp. 694-730.


Apporti nuovi di conoscenza:

Note eventuali: