Ludovico di Savoia, principe d’Acaia


di:
Estremi anagrafici:

1366-1418



Durata cronologica della dominazione:

1402-1418



Espansione territoriale della dominazione:

Per la politica di espansione territoriale portata avanti dai singoli membri della dinastia vedi alla voce: ACAIA, famiglia.

Origine e profilo della famiglia:

Vedi alla voce: ACAIA, famiglia.


Titoli formali:

L. si denomina costantemente nei documenti "principe d'Acaia" (Ludovicus de Sabaudia, princeps Achaye), titolo che ha origine dal matrimonio dell'avo Filippo d'Acaia con Isabella de Villehardouin nel 1301.


Modalità di accesso al potere:

L. eredita il principato nel 1402, dopo che il fratello Amedeo d'Acaia era morto senza eredi.


Legittimazioni:

Legittimazioni dall'alto: nel 1412 l'imperatore Sigismondo lo nomina vicario imperiale per il Piemonte. Pare non vi sia stata, nel caso di L., l'infeudazione dei domini da parte del conte di Savoia, forse perché quando salì al potere, nel 1402, Amedeo VIII era ancora minorenne.

Legittimazioni dal basso: la sua salita al potere fu sancita dal giuramento di fedeltà dei comuni e dei nobili del suo dominio.


Caratteristiche del sistema di governo:

Non sono segnalate particolari innovazioni rispetto al predecessore Amedeo d'Acaia. A Torino mantiene un vicario, carica che fin dalla metà del XIV secolo risulta attribuita ad individui dal profilo sempre più elevato, in genere di estrazione nobiliare, in molti casi come contropartita di un prestito concesso al principe. I debiti che ne derivano non di rado rimangono in carico ai successori: nel 1403 L. riconosce di dovere al signore di Collegno, che aveva ricoperto la carica di vicario negli anni precedenti sotto il fratello Amedeo d'Acaia, la somma prestata a quest'ultimo e ancora non rimborsata.

Gli interventi del principe nel governo locale torinese, allo stato attuale delle conoscenze, sembrano aver avuto esiti alterni: il tentativo di L. nel 1415 di riformare gli statuti dei tessitori viene annullato per l'opposizione della corporazione, sostenuta dal consiglio comunale; per altro verso in più occasioni il principe riesce ad imporre personaggi del proprio entourage negli incarichi pubblici, di medico o insegnante, banditi dal comune.

Fra gli interventi a livello locale vi è lo scioglimento della società di popolo di Moncalieri (1418), forse da inquadrare, se vale il parallelo con il di poco successivo scioglimento della società di popolo torinese, in una diminuita contrapposizione fra le parti sociali e in una più forte volontà di controllo della realtà locale da parte del principe.

Durante il governo di L. si fa più evidente il problema della coesistenza, all'interno dei domini principeschi, di due capitali. Da una parte Pinerolo, da sempre residenza dei principi d'Acaia e centro amministrativo del principato; dall'altra Torino, favorita dal punto di vista geografico e più consona a rappresentare il potere principesco nei confronti dei suoi interlocutori: non a caso è a Torino che si reca L. per incontrare l'imperatore Sigismondo nel 1412 e, pochi anni dopo, papa Benedetto XIII; e dopo qualche incertezza è Torino, non Pinerolo, ad essere scelta come sede dello Studium voluto da Ludovico. Se solo con la fine del dominio degli Acaia e l'avvento di quello sabaudo si avrà la decisa prevalenza di Torino su Pinerolo, alcuni dati dell'epoca di L. sembrano preannunciarla: tali ad esempio i consistenti interventi di ampliamento del castello e, fatto nuovo, l'immigrazione in città di alcuni personaggi dell'entourage del principe (i segretari Umberto Fabbri e Pietro Probi, l'armigero Bernardo da Saronno, e il cuoco di corte Filippo Alardi).


Sistemi di alleanza:

La sua azione politica, come quella del fratello e predecessore Amedeo d'Acaia, è totalmente allineata a quella dei conti di Savoia. Una sintonia evidente sia sul piano militare - partecipa alla spedizione in difesa di Ludovico d'Angiò organizzata da Amedeo VI contro Carlo di Durazzo, poi con Amedeo VIII alla campagna contro i marchesi di Saluzzo - sia sul piano dei rapporti con la corte. Non solo L., come il fratello, era stato allevato alla corte sabauda, ma durante la minore età di Amedeo VIII viene nominato consigliere della reggente Bona di Borbone, e nel 1403 sposa una figlia del conte, Bona di Savoia. Con il marchese di Monferrato Teodoro II vennero stesi diversi trattati, sempre con la mediazione del conte di Savoia (nel 1403, a conferma della pace stretta dal predecessore Amedeo nel 1401, e poi ancora nel 1409 e nel 1411).


Cariche politiche ricoperte in altre citt?:

Legami e controllo degli enti ecclesiastici, devozioni, culti religiosi:

Politica urbanistica e monumentale:

A partire dal 1403 e fino a tutto il secondo decennio del secolo L. promuove interventi edilizi sulle strutture del castello di Torino, rimodellandone profondamente la fisionomia: vengono raddoppiate le dimensioni e sorgono le due torri ottagonali, tuttora visibili, nel lato verso il Po. Anche la piazza antistante, sulla quale era già intervenuto Amedeo, viene ampliata: nel 1408 il principe acquista dal capitolo torinese 44 giornate di prato nell'area intorno al castello.


Politica culturale:

Non appena salito al potere L. si attiva, probabilmente su invito di alcuni docenti pavesi, per la creazione di un polo universitario all'interno dei suoi domini: la scelta della sede, dopo l'iniziale proposta di Pinerolo, cade su Torino.  Lo Studium generale, fondato nel 1402, risulta già in funzione nel 1404, con l'attivazione di un corso di diritto. Le bolle papali e i privilegi imperiali che si susseguono nei primi anni di attività dello Studium testimoniamo l'intenzione di allargare lo spettro dei corsi ad altri campi del sapere, quali teologia, arti liberali e medicina. Dal punto di vista dei rapporti con il principe l'ente, il cui finanziamento era a quest'epoca totalmente a carico del comune di Torino, godeva di una certa autonomia, che sarà fortemente ridimensionata con l'avvento al potere di Amedeo VIII conte di Savoia.

Nei lavori promossi da L. nel castello di Torino viene coinvolto il pittore Giacomo Jaquerio, uno dei principali esponenti del tardogotico piemontese, che nel 1416 risulta ricoprire la carica di "pittore di corte" presso gli Acaia.


Consenso e dissensi:

Giudizi dei contemporanei:

Un componimento poetico in volgare, trascritto sul verso di un foglio negli ordinati del comune di Torino relativi al 1410, narra uno dei numerosi scontri che opposero L. e i marchesi di Saluzzo, e che si concluse con la conquista da parte del primo del castello di Pancalieri. I Saluzzo sono stati scacciati e onorevolmente sconfitti ("descazà e honorevolment conquys") dal valoroso principe d'Acaia ("lo bon princi de la Morea, Loys"), all'indirizzo del quale si è levato il grido "Viva lo princi e part verfa". Non aveva evidentemente avuto molta presa il divieto, promulgato da L. nei primi anni di governo per porre un freno alle lotte di fazione, di pronunciare i nomi di "guelfo" e "ghibellino", che secondo l'editto traevano "originem ab illis duobus dampnatis principibus infernorum Gibel et Guelf".


Fine della dominazione:

L. muore il 6 dicembre 1418 a Torino, senza discendenza. Con lui finisce il dominio degli Acaia: i territori del principato, compresa Torino, vengono per diritto di successione accorpati al dominio sabaudo, in quel momento retto dal duca Amedeo VIII.


Principali risorse documentarie:

La documentazione relativa ai Savoia del ramo d'Acaia è in gran parte conservata nell'Archivio di Stato di Torino, per i principali fondi archivistici vedi alla voce ACAIA, famiglia.


Bibliografia delle edizioni di fonti e degli studi:

Vedi alla voce ACAIA, famiglia.


Apporti nuovi di conoscenza:

Note eventuali: