Manfredi, Giovanni


di:
Estremi anagrafici:

1324-1373.



Durata cronologica della dominazione:

1341-1347, 1350-1356.



Espansione territoriale della dominazione:

Faenza, Bagnacavallo.

Origine e profilo della famiglia:

Vedi scheda famiglia Manfredi. Giovanni era figlio di Ricciardo, figlio di Francesco il Vecchio M.


Titoli formali:

Capitano del popolo (1341), capitaneus, rector et gubernator (1356).


Modalità di accesso al potere:

Elezione a capitano del popolo da parte dei consigli cittadini.


Legittimazioni:

Nel 1341 il M. fu capitano del popolo, ma non è possibile sapere se ricoprì la carica solo nel corso di quell’anno o fino al 1347, quando il rettore papale di Romagna Astorge de Durfort entrò in Faenza riportandola sotto il diretto controllo della Chiesa. Nel 1356 Giovanni fu eletto dal consiglio generale capitaneus, rector et gubernator della città, titolo che tenne per pochi mesi, dal momento che quello stesso anno fu costretto a rinunciare alla signoria nelle mani del cardinale Albornoz. Secondo alcuni cronisti, il M. era signore di Faenza fin dal 1350, ma di fatto non sappiamo in quale forma egli esercitò la propria influenza in città tra il 1350 e il 1356. L’elezione del 1356 potrebbe far pensare che negli anni precedenti Giovanni non avesse alcun titolo formale, e che solo il pericolo rappresentato dall’Albornoz, che sottopose la città a un assedio di cinque mesi, lo spingesse a dare al suo potere una base formale più esplicita.


Caratteristiche del sistema di governo:

Vedi anche la scheda Francesco Manfredi. Non sembra che Giovanni abbia introdotto innovazioni significative nella struttura istituzionale del comune di Faenza. Rimane inoltre poco chiaro il ruolo politico del fratello Guglielmo, nato nel 1327. Egli fornì al fratello un appoggio incondizionato in tutte le travagliate vicende che lo videro coinvolto, tanto che nel 1352 venne anch’egli scomunicato, insieme a Giovanni, per la ribellione al rettore pontificio e per l’appoggio a Giovanni Visconti. Secondo alcuni cronisti, nel 1350, quando Giovanni assunse la signoria, Guglielmo fu da lui nominato podestà di Faenza, ma non è possibile verificare l’attendibilità di questa notizia. In generale, considerata la scarsa propensione di Giovanni a dare una cornice formale alla propria influenza politica, è improbabile che il fratello, che comunque rimase sempre una figura piuttosto defilata, avesse una effettiva visibilità istituzionale.


Sistemi di alleanza:

Dopo l’aquisto di Bologna dai Pepoli, Giovanni Visconti, signore di Milano, entrò di forza nei conflitti politici romagnoli. Il M., che nel 1350 si era ribellato al rettore Durfort, passò al fronte milanese, e nel 1351 divenne, con Francesco Ordelaffi di Forlì, capitano generale delle milizie viscontee di Romagna. Nel 1359 combatté a fianco delle truppe pontificie contro l’antico alleato Francesco Ordelaffi, ma l’anno successivo tornò ad allearsi con l’Ordelaffi e Bernabò Visconti, e militò nello schieramento visconteo fino alla pace del 1364.

Astorgio, figlio di Giovanni, dopo il 1369 sposò Leta di Guido da Polenta. La figlia Isabella sposò Alberico da Barbiano dei conti di Cunio, proseguendo dunque la tradizione familiare di stretto legame con questa famiglia, con la quale comunque i rapporti rimasero sempre molto tesi e difficili.

 


Cariche politiche ricoperte in altre citt?:

Legami e controllo degli enti ecclesiastici, devozioni, culti religiosi:

Politica urbanistica e monumentale:

Politica culturale:

Consenso e dissensi:

Nel 1354 il M. sventò un piano per rovesciare la signoria, organizzato dal cugino Giovanni, figlio di quell’Albergettino, secondogenito di Francesco il Vecchio, che aveva tramato contro il padre nel 1326 e nel 1327. Questo complotto non è propriamente inquadrabile nella categoria delle congiure ordite da pochi personaggi vicini al signore. Secondo i cronisti, la scoperta del piano portò all’impiccagione di cento cittadini; tra i tre dei quali viene riportato il nome compaiono un maniscalco e un calzolaio.


Giudizi dei contemporanei:

Fine della dominazione:

Nel 1356 Faenza fu sottoposta a un pesante assedio da parte delle truppe del legato papale Egidio de Albornoz. Giovanni fu costretto ad arrendersi e a rinunciare alla signoria sulla città.


Principali risorse documentarie:

L’unica fonte di una certa consistenza per la storia di Faenza nel medioevo sono le 2.051 pergamene, che coprono un arco cronologico che va dal 979 al 1828, conservate presso l’Archivio di Stato di Ravenna, Sezione di Archivio di Stato di Faenza. Su questo nucleo documentario si veda G. Rabotti, Vicende vecchie e recenti (vedi bibliografia). Tra i fondi confluiti nel diplomatico, di particolare importanza per lo studio della signoria manfrediana è la cosiddetta «Raccolta Azzurrini», composta da 462 pergamene. Molte di esse sono trascritte, per esteso o, più spesso, in regesto, in B. Azzurrini, Chronica breviora (vedi bibliografia), e in G. B. Mittarelli, Ad scriptores rerum italicarum (vedi bibliografia). Il panorama documentario è completato dagli Atti dei notai del mandamento di Faenza, sempre nella Sezione di Archivio di Stato di Faenza: 11 registri per il periodo dal 1367 al 1419 e 528 dal 1419 al 1550.


Bibliografia delle edizioni di fonti e degli studi:

Fonti: Tonduzzi G. C., Historie di Faenza, Faenza 1675; Mittarelli G. B., Ad scriptores rerum italicarum cl. Muratorii accessiones historicae faventinae, Venetiis 1771; A. Theiner, Codex diplomaticus temporalis S. Sedis, Roma 1861-62, II; Azzurrini B., Chronica breviora aliaque monumenta faventina a Bernardo Azzurrino collecta, a cura di A. Messeri, RIS2, XXVIII, 3, Città di Castello 1907; Statuta civitatis Faventiae, a c. di G. Ballardini, RIS2, XXVIII, 5, Città di Castello 1929; Magistri Tolosani Chronicon Faventinum, a cura di G. Rossini, RIS2, XXVIII, 1, Bologna 1936; Costituzioni egidiane, a cura di P. Sella, Roma 1912; L'administration des États de l'Église au XIVe siècle. Correspondance des légats et vicaires-généraux, I, Gil Albornoz et Androin de La Roche (1353-1367), a cura di J. Glénisson - G. Mollat, Paris 1964;

Studi: Malpeli L., Dissertazioni sulla storia antica di Bagnacavallo, Faenza 1806; Valgimigli G. M., Memorie istoriche di Faenza, vol. I, Faenza 1844; Panzavolta G., I Manfredi signori di Faenza, Faenza 1884; F. Argnani, Cenni storici sulla Zecca, sulle monete e medaglie dei Manfredi, Faenza 1886; Messeri A. – Calzi A., Faenza nella storia e nell’arte, Faenza 1909; Ballardini G., La costituzione della contea di Brisighella e di Val d’Amone, in «Valdilamone», VII (1927), pp. 23-30; Donati G., La fine della signoria dei Manfredi in Faenza, Torino 1938; Zama P., I Manfredi signori di Faenza, Faenza 1954; Paladini R., Franco Sacchetti e Astorgio I Manfredi, in Studi romagnoli, VIII (1957), pp. 189, 195; Larner J., Signorie di Romagna, Bologna 1972; Faenza: la città e l’architettura, a c. di F. Bertoni, Faenza 1978; Faenza. La basilica cattedrale, a cura di A. Savioli, Napoli 1988; Banzola M., I conti da Cunio fra Romagna e Sabina. Un approccio prosopografico, in «Studi Romagnoli», 41 (1990), pp. 378-414; Faenza nell’età dei Manfredi, Faenza 1990; Rabotti G., Vicende vecchie e recenti del «diplomatico» faentino, in «Studi romagnoli», XLI (1990), pp. 75-111; Kohl B.G., Padua under the Carrara, 1318-1405, Baltimore-London 1998; Tambini A., Storia delle arti figurative a Faenza, 3 voll. Faenza 2006-2009; Lazzarini I., voci Manfredi del DBI, 68 (2007).


Apporti nuovi di conoscenza:

Note eventuali: