Monaldeschi, Manno


di:
Estremi anagrafici:

ca 1270-1337.



Durata cronologica della dominazione:

1334-1337.



Espansione territoriale della dominazione:

Orvieto e il suo contado. Contrariamente al cugino e rivale Napoleone, Manno era disposto a cedere Chiusi a Perugia pur di conservare l’appoggio della grande città umbra. Invece porta avanti un’energica politica di riconquista della Maremma, ossia del territorio conteso tra gli Aldobrandeschi e il comune; assolda a tal fine vari gruppi di mercenari. Consegue rapidamente la sottomissione dei piccoli e medi signori della zona mentre il conte Guido Orsini opporrà maggiore resistenza e non si sottometterà al comune prima del 1337.

Origine e profilo della famiglia:

La famiglia, attestata a partire dalla metà del XII secolo, presenta tutti segni di appartenenza alla militia comunale classica: partecipazione al governo del comune (presenza nei consigli e negli uffici comunali, compreso il consolato), possesso di torri e palazzi, importante patrimonio fondiario; nessuna traccia attendibile di diritti o giurisdizionali signorili nel contado fino ad una certa data che rimane da precisare. Appare come una delle famiglie più potenti della città già nei primi anni del XIII secolo. A capo della fazione guelfa a partire degli anni 1240. Titolari di cariche forestiere a partire dal 1226, particolarmente numerose nel periodo della preponderanza guelfa (1266-1280).

La divisione della famiglia in tre poi quattro rami è anteriore alla metà del XIII secolo. Più difficile determinare il momento a partire dal quale la solidarietà di lignaggio lascia il posto alla rivalità e alla competizione. Le prime violenze tra membri della famiglia, ormai molto ramificata, risalgono ai primi anni 1320 e sono in parte dovute a legami di parentela o di amicizia con lignaggi antagonisti di Viterbo o della regione. Il conflitto tra Manno e il lontano cugino Napoleone scoppierà all’inizio degli anni 1330 aproposito della politica da seguire di fronte a Perugia desiderosa di impadronirsi di Chiusi

Favorevoli dall’inizio all’alleanza con Firenze contro Siena, i Monaldeschi sono a partire dalla metà degli anni Sessanta del XIII secolo tra i principali sostenitori degli Angioini e hanno stretti rapporti con la curia pontificia. Faranno di tutto per mantenere questi buoni rapporti, anche quando il comune porterà avanti, con la conquista del Val di Lago rivendicato dal papato, una politica territoriale nettamente contraria agli interessi del papato.

Anche se accettarono talvolta di collaborare con il popolo, in particolare negli anni 1290-1303, e se tentarono, non senza successi, di instaurare rapporti di tipo clientelare con parte della popolazione cittadina e di praticare una politica di entrismo, i Monaldeschi rimarranno sempre fedeli ai comportamenti pîù tipici della nobiltà.

Manno aveva ereditato dal padre uno dei più vasti patrimoni fondiari d’Orvieto, stimato a circa 15 000 lire nel catasto del 1292. Con un totale di 3000 fiorini dati in prestito tra il 1324 e il 1333 (WALEY, Orvieto medievale, p. 157.), Manno figura tra i maggiori creditori del comune prima della sua presa di potere.


Titoli formali:

vexillifer iustitiae civitatis


Modalità di accesso al potere:

Molto interessanti le circostanze della presa di potere da parte di Manno perché si tratta  di un vero “colpo di Stato” senza spargimento di sangue. Bisogna innanzitutto precisare che Manno è dalla metà degli anni 1310, se non addirittura prima, uno dei principali protagonisti della vita politica orvietana. Il suo principale rivale sulla scena interna non è altro che un lontano cugino, Napoleone di Pietro. Non hanno esattamente lo stesso profilo: Napoleone dà prova di notevoli capacità militari mentre Manno accumula le missioni diplomatiche e le cariche interne. Insomma più capo militare il primo, più abile negoziatore e buon conoscitore della macchina amministrativa e del sistema politico il secondo. La presa di potere di Manno interviene comunque al termine di un periodo di circa 10/12 anni di netta preponderanza della nobiltà nella vita politica del comune e di crescente rivalità all’interno tra i due principali leaders della nobiltà, Manno essendo capo dei Monaldeschi della Cervara, Napoleone capo dei Monaldeschi del Cane.

Il colpo di stato si svolge in pochissimi giorni anche se viene annunciato dall’uccisione, il 20 aprile 1332, di Napoleone Monaldeschi da un gruppo di sostenitori di Manno tra i quali il figlio Corrado.

Il 12 maggio, Manno ottiene dal capitano del popolo, un Bardi di Firenze,  una riunione del consiglio del popolo (=consiglio dei consoli delle arti e dei quaranta buoni uomini del popolo) alla quale il capitano rifiuta di partecipare, con il pretesto di prendere misure in vista della riconquista di parte del contado (il territorio della Maremma conteso tra Aldobrandeschi e Orvieto). Il consiglio decide di abolire tutte le leggi “riguardanti l’organizzazione del consiglio o governo popolare” (PARDI, La Signoria…, p. 83) -- diciamo: sospende la costituzione popolare-- e di istituire un collegio di Dodici buoni uomini  con il compito di prendere, insieme con i Sette consoli delle Arti, tutte le misure atte a garantire sicurezza, pace e buono stato nella città.

Il 14 maggio, i Dodici, tutti favorevoli a Manno, insieme con i Sette e senza la presenza del capitano del popolo che rifiuta di partecipare, decidono (edizione della delibera in PARDI, La signoria…, pp. 170-172):

1) di concedere a Manno di Corrado e a Ugolino di Bonconte, il suo sostenitore più autorevole [come Manno, discende di Beltramo, uno dei tre figli di Pietro, capostipite dei Monaldeschi; Manno si colloca alla 4° generazione dei discendenti di Beltramo, Ugolino alla quinta) la facoltà di prendere ogni misura atta a garantire la sicurezza della città e del suo contado;

2) che Manno, il figlio Corrado, il nipote Monaldo di Berardo e il parente e alleato Ugolino di Bonconte potessero partecipare a tutti i consigli del comune con gli stessi diritti degli altri consiglieri.

3) che Manno fosse eletto a vita vessilifero di giustizia della città.

 


Legittimazioni:

Vedi voce "Modalità di accesso al potere"


Caratteristiche del sistema di governo:

Dopo il colpo di stato con il quale si assicura l’effettivo controllo dei consigli, Manno non avrebbe intralciato il normale funzionamento delle istituzioni comunali e il più delle volte non avrebbe neppure assisto alle riunioni dei consigli.

Prende tutta una serie di provvedimenti per rafforzare il suo potere:

- nomina un suo fedele a capo della milizia popolare di 800 balestrieri

- rafforza le fortificazioni della città

- autorizza il mantenimento di milizie private da parte dei suoi parenti più vicini e  dei suoi sostenitori più fidati

- esclude un certo numero di nobili dagli uffici pubblici

- costringe alla dimissione il capitano del popolo a lui ostile

- ottiene l’immunità giudiziaria per gli uccisori del rivale Napoleone

Ppartecipa, insieme con i Sette, alla nomina dei Dodici. I Sette, i Dodici, Manno, tre dei suoi più stretti collaboratori e uno o due dei capitani della Parte guelfa costituiscono una sorta di consiglio segreto che, concentrando tutti i poteri, si impone come il principale organo del nuovo sistema politico;

Manno promuove una riforma degli statuti del popolo. Tra le principali innovazioni: viene riconosciuta al vessilifero, e non più al capitano, la prerogativa esclusiva di convocare e presiedere le riunioni del consiglio dei Sette e dei Dodici; per di più, tutte le questioni di natura fiscale e finanziaria diventano di competenza esclusiva del vessillifero


Sistemi di alleanza:

Manno ottiene il sostegno di Perugia in cambio della cessione di Chiusi e mantiene ottimi rapporti con l’amministrazione pontificia del Patrimonio.

Avrebbe sposato, intorno al 1300, una nipote di Bonifacio VIII


Cariche politiche ricoperte in altre citt?:

Mentre sappiamo che il nonno, Ermanno, e il padre, Corrado, hanno esercitato due o tre cariche fuori Orvieto, sembra che Manno sia stato titolare di una sola carica forestiera, a Gubbio dove è stato chiamato ad essere podestà nel 1304.

A differenza del suo principale rivale Napoleone Monaldeschi, Manno non ha assunto spesso il ruolo di comandante  per conto del comune e non ha dato prova di grandi capacità militari; per esempio quando nel 1315 Orvieto, accorsa in aiuto dei guelfi di Montefiascone, dovette far fronte all’esercito viterbese, non seppe evitare il fuggifuggi delle truppe guelfe che subirono ingenti perdite.


Legami e controllo degli enti ecclesiastici, devozioni, culti religiosi:

La famiglia vanta un gran numero di cariche ecclesiastiche, in primo luogo nella cattedrale di Orvieto (elenco delle cariche detenute dai Monaldeschi alla fine del XIII secolo in WALEY, Mediaeval Orvieto, p. 83). Beltramo, fratello di Manno, è vescovo di Orvieto dal 1325 al 1345.


Politica urbanistica e monumentale:

Manno fa procedere ad importanti lavori pubblici:

- lastricatura di vie e strade nel contado

- riattamento di ponti e acquedotti ( i lavori per l’ampliamento e consolidamento del ponte di Santa Illuminata sul fiume Paglia sono affidati ad Ambrogio Maitani)

- costruzione di una fortezza nel contado

- accelerazione dei lavori di costruzione del Duomo.

Si deve alla committenza dello zio vescovo il famoso reliquiario del Corporale, straordinario capolavoro di oreficeria

 


Politica culturale:

Consenso e dissensi:

Giudizi dei contemporanei:

-Annales urbevetani (RIS ², XV-5, p. 192): “et cum magna pace rexit civitatem Urbisveteris”
-Cronaca di Francesco di Montemarte: giudizio di parte su Ermanno, nemico dei Montemarte


Fine della dominazione:

Manno muore di morte naturale nel 1337. Per circa un anno continuano di governare i suoi quattro figli e i principali collaboratori/sostenitori di Manno. Tenta poi  di imporsi (in quale modo?) il fratello di Manno, Beltramo, vescovo di Orvieto, senza successo.

 


Principali risorse documentarie:

Numerosi registri dell’amministrazione comunale, a cominciare dalla serie completa dei registri delle delibere dei consigli (=Riformagioni), conservati nell’archivio comunale d’Orvieto.

 


Bibliografia delle edizioni di fonti e degli studi:

G. PARDI, La Signoria di Ermanno Monaldeschi in Orvieto, in Studi e documenti di storia e di diritto, 16, 1895, pp. 57-84, 133-183; ID., Dal comune alla Signoria in Orvieto, in “Bollettino della Deputazione di storia patria per l’Umbria”, XIII, 1907, pp. 397-454 (=riassunto del precedente); ID., Comune e Signoria a Orvieto, Città di Castello 1916 [rip. anastatica, Roma 1974]; D. WALEY, Medieval Orvieto. The Political History o fan Italian City-State 1157-1334, Cambridge, 1952 (trad. it. Orvieto medievale, Roma 1985);      MAIRE VIGUEUR J.-C., Comuni e signorie in Umbria, Marche e Lazio, Torino 1987, pp. 237-238; E. CARPENTIER, Orvieto à la fin du XIIIe siècle: ville et campagnes dans le cadastre de 1292, Paris 1996.


Apporti nuovi di conoscenza:

Note eventuali: