Montefeltro, Nolfo da


di:
Estremi anagrafici:

1295-1363 ca.



Durata cronologica della dominazione:

1324-1363 ca.



Espansione territoriale della dominazione:

Cfr. la scheda famiglia Montefeltro.

Origine e profilo della famiglia:

Cfr. la scheda famiglia Montefeltro.


Titoli formali:

Conte di Montefeltro; detentore della custodia civitatis di Urbino e di Cagli (dal 1355). Il titolo di «conte di Urbino» è attestato nella corrispondenza in arrivo (per esempio quella della Signoria fiorentina), ma non sembra essere stato usato formalmente.


Modalità di accesso al potere:

Nolfo, dopo un primo tentativo infruttuoso, riuscì a recuperare il dominio su Urbino e sul suo contado con una spedizione militare nell’estate del 1324, due anni dopo l’uccisione del padre e di un fratello avvenuta nel corso di una sommossa popolare.


Legittimazioni:

I decenni centrali del Trecento segnano, per i Montefeltro, il trapasso definitivo dalle legittimazioni di fonte imperiale a quelle di fonte pontificia. Il 27 marzo 1328, insieme al fratello Galasso, Nolfo ricevette dall’imperatore Ludovico il Bavaro, anche in considerazione della fedeltà sempre dimostrata dal loro padre Federico, un diploma di conferma del dominio di tutti i loro castelli e villae situati nel Montefeltro e di alcuni altri nel contado di Rimini, esclusi quelli dei signori della Faggiola e dei conti di Pietracuta. Il 29 marzo l’imperatore concesse loro la facoltà di creare giudici e notai e di legittimare bastardi e con un secondo privilegio divise, tra Speranza da una parte e Nolfo con i suoi fratelli dall’altra, i possedimenti e i diritti di origine imperiale che già erano stati del loro congiunto Galasso, morto nel 1300. Con un ulteriore privilegio emanato il 27 marzo, l’imperatore confermò al capitano e al comune di Urbino il pieno possesso del suo antico comitatus, disconoscendo in tal modo l’operato dei pontefici che ne avevano avocato a sé il dominio diretto, ma altresì non riconoscendo direttamente i Montefeltro come conti di Urbino.

Il 21 settembre 1334 Giovanni XXII ordinò la revisione del processo per eresia intentato contro suo padre Federico, il quale sarebbe stato definitivamente e formalmente riabilitato circa due anni dopo. Lo stesso giorno, con altra lettera, il papa ordinò a Bernardo rettore della Marca d’Ancona di indagare per quale ragione la città di Urbino fosse stata privata del suo comitato e se fosse da ritenersi utile restituirglielo.

Il 26 luglio 1355, i tre fratelli N., Enrico e Feltrano e i rappresentanti dei comuni di Cagli e Urbino sottoscrissero con il legato Egidio Albornoz dei patti solenni. Fu ribadita la fedeltà dei conti e delle città alla Chiesa romana (dopo un primo giuramento del 20 giugno di quell’anno); furono stipulati accordi compromissori per la scelta dei podestà a Urbino e a Cagli; furono avviate le pratiche per riammettere alcuni fuoriusciti; i conti e le comunità furono assolti dalle censure ecclesiastiche e furono riportati nel loro stato; ai conti fu infine restituita la custodia civitatis di Urbino, di Cagli e delle altre città e terre che detenevano in quel momento, con l’eccezione temporanea di San Marino, in attesa che anche i Malatesta si sottomettessero, mentre alla città di Urbino fu restituito il contado con la promessa di potervi eleggere liberamente il podestà e di esercitarvi il mero e misto impero.

Il 27 agosto 1359 il card. Albornoz concesse nuovamente a Nolfo, Enrico e Feltrano la custodia civitatis della città di Cagli, della quale erano stati privati nel 1357 in seguito a una congiura di cittadini.


Caratteristiche del sistema di governo:

 

Il governo di Nolfo fu di tipo collettivo, prima con lo zio Speranza (fino al 1334) e con il fratello Galasso (fino alla sua morte nel 1350), in seguito con i fratelli Enrico e Feltrano. La dominazione si estendeva sulle città e i contadi di Urbino, Cagli e Montefeltro. Le notizie sull’organizzazione istituzionale sono ancora scarse per quel periodo. Esisteva certamente una cancelleria comitale, come è comprovato dal carteggio tra Urbino e Mantova (Franceschini 1970, p. 254). I conti governavano Urbino scegliendone i podestà tra membri di famiglie alleate: marchesi del Monte, Tarlati, Ubaldini; dopo la sottomissione al card. Albornoz, il podestà sarebbe stato scelto dai vicari pontifici, fino al periodo in cui il conte Antonio diede inizio al periodo propriamente signorile della dominazione (1375).


Sistemi di alleanza:

Le alleanze di Nolfo e dei suoi congiunti negli anni centrali del Trecento si possono riassumere in quattro fasi o periodi: una prima fase, corrispondente grossomodo agli anni Venti, fu contrassegnata da un duro scontro con la Curia romana e dal sostegno offerto all’imperatore Ludovico di Baviera. Una seconda fase, negli anni Trenta, comportò un repentino rovesciamento delle alleanze: i Montefeltro si avvicinarono alla Chiesa e a Firenze, abbandonando gli alleati tradizionali (come i Tarlati di Pietramala) ma altresì continuando, in questo modo, la lotta contro i Malatesta, in gran parte passati dalla parte avversa al papato, e riuscendo a consolidare le loro dominazioni nell’area urbinate, cagliense e montefeltrana. Dal principio degli anni Quaranta e fino alla morte dell’arcivescovo Giovanni Visconti (1353), i Montefeltro entrarono nella lega viscontea, contro Firenze e contro la Chiesa, ottenendo anche condotte militari da Venezia. Infine, dopo la pace di Sarzana (1353), investiti dalla potente campagna di recuperationes messa in atto dal cardinale Egidio Albornoz, dopo un estremo tentativo di far valere i propri diritti imperiali partecipando alla incoronazione romana di Carlo IV (aprile 1355), i Montefeltro riconobbero definitivamente la sovranità pontificia giurando nelle mani del legato. Questa manovra, dettata dalla mera impossibilità di resistere all’Albornoz, determinò da una parte il riconoscimento formale delle giurisdizioni da parte della Chiesa (fatto che avrebbe portato a una più solida base di legittimazione), ma dall’altra parte determinò, per poco meno di venti anni, una vera e propria eclissi del potere della famiglia.

Nolfo sposò Giovanna Malatesta. Suo fratello Feltrano sposò Ghidola Malaspina figlia di Spinetta; suo fratello Enrico sposò Ermelina figlia di Pino degli Ordelaffi signore di Forlì; Paolo figlio di suo fratello Galasso sposò Tora (Teodora) Gonzaga figlia di Ugolino; Margherita figlia di Galasso sposò Lambertuccio signore di Montelupone presso Recanati e poi Guido Chiavelli signore di Fabriano. Anna, figlia di suo figlio Federico, sposò Ferrantino Malatesta; Agnese, figlia di Federico, sposò Gentile Brancaleoni di Casteldurante; una terza figlia sposò un conte di Marsciano.


Cariche politiche ricoperte in altre citt?:

Podestà di Fabriano (1326-1327); comandante della lega dei ghibellini marchigiani (1327-1328); vicario imperiale di Pistoia (1328-1329); famigliare e consigliere di Giovanni re di Boemia (dal 9 aprile 1333); signore di Cagli (dal 1335); comandante dell’avanguardia dell’esercito pisano (1341-1342); comandante dell’esercito veneziano nella campagna contro il conte di Gorizia (1344); cittadino veneziano insieme ai fratelli Enrico e Feltrano (dal 19 settembre 1344); comandante nell’esercito visconteo nella campagna contro Firenze (1351-1353); capitano di guerra del comune di Siena nella guerra contro Perugia (1358, incarico non accettato; suo figlio Federico era stato podestà di Siena l’anno precedente); comandante per la Chiesa nella campagna contro Bologna (1360).


Legami e controllo degli enti ecclesiastici, devozioni, culti religiosi:

Suo fratello Ugolino (m. 1361) fu vescovo di Fossombrone; suo figlio  Francesco fu canonico della cattedrale di Urbino; Paolo, figlio di suo fratello Galasso, fu canonico di Urbino e in seguito vescovo di Cittanova d’Istria (Novigrad).


Politica urbanistica e monumentale:

Politica culturale:

Il 17 novembre 1347 Nolfo ospitò a Urbino il re Luigi d’Ungheria diretto verso il Regno di Napoli. Suo fratello Galasso fu il dedicatario di un trattatello di teologia morale del monaco agostiniano e vescovo di Urbino Bartolomeo Carusi, che fu in corrispondenza con Petrarca: si tratta del De re bellica spirituali per comparationem temporalis. Galasso è raffigurato, alla testa dei suoi soldati, in un antifonario della cattedrale di Urbino databile al 1350 (cfr. Franceschini 1970, pp. 250, 355 e tav. 3). Nella corte urbinate fu presente il poeta Fazio degli Uberti, che elevò a musa ispiratrice Ghidola di Montefeltro. Nei decenni centrali del secolo iniziò in quella corte il culto per Dante, che nelle sue opere aveva eternato Guido, Buonconte e Galasso di Montefeltro.


Consenso e dissensi:

Nel 1334, lo zio Speranza di Montefeltro, con il sostegno di Pierleone Tarlati e di Malatesta Malatesta (detto Guastafamiglia), congiurò contro N. al fine di instaurare a Urbino una signoria monocratica. La trama venne scoperta da Ferrantino Malatesta e Speranza fu cacciato da Urbino insieme ai figli. Egli ritentò l’impresa nel 1340, di nuovo senza successo.


Giudizi dei contemporanei:

Fine della dominazione:

Nolfo morì tra il 1360 e il 1363. Il 30 settembre 1363, il cardinale Albornoz conferì la custodia civitatis di Urbino e suo distretto agli eredi, che erano Paolo figlio di suo fratello Galasso e i nipoti Antonio, Guido, Nolfo e Galasso, figli di suo figlio Federico. Subentrando nella legazione il cardinale Anglic Grimoard (1367), la potenza dei Montefeltro fu ridotta ai  minimi termini: la custodia civitatis fu avocata al vicario, il comune di Urbino fu posto fuori del controllo dei conti e si giunse alla distruzione delle antiche case dei Montefeltro.  Il 16 marzo 1370, Paolo di Montefeltro arrivò a scrivere a Lodovico Gonzaga chiedendogli di intercedere presso il legato affinché la sua famiglia non venisse espulsa da Urbino. Nella sua relazione al successore Pierre d’Estaing, complemento alla Descriptio Romandiole del 1371, il legato sottolineava che la città, occupata per tanti anni dalla tirannide dei conti, era posseduta pacificamente dalla Chiesa romana, mentre gli stessi conti erano ormai ridotti a tal partito «quod nichil habent agere in dicta civitate et comitatu quod ascendat ad aliquid», aggiungendo che se, non sostenuti dalla Chiesa, «irent pro pane mendicando». Il recupero del pieno dominio si sarebbe avuto solo nel 1375, per opera del conte Antonio.


Principali risorse documentarie:

Bibliografia delle edizioni di fonti e degli studi:

F. Ugolini, Storia dei conti e duchi d’Urbino, Firenze 1859 (ediz. anast. Urbino 2008), I, pp. 125-138, 144-146; M. Rossi, I Montefeltro nel periodo feudale della loro signoria, Urbania 1957, pp. 113-130; G. Franceschini, I Montefeltro, Varese 1970 pp. 221-274, 277 s., p. 582 s.: elenco di fonti e bibliografia; G. Franceschini, Documenti e regesti per servire alla storia dello Stato d’Urbino e dei conti di Montefeltro (1202-1375), Urbino 1982, nn. 128, 129, 140, 143, 149, 151-154, 156-160, 164, 166, 167, 169-175, 180-184; T. di Carpegna Falconieri, Montefeltro, Nolfo di, in Dizionario bibliografico degli italiani, Roma, in corso di stampa (con elenco di fonti e bibliografia).


Apporti nuovi di conoscenza:

Note eventuali: