Poggetto, Bertrando del


di:
Estremi anagrafici:

1280 circa-1352.



Durata cronologica della dominazione:

1327-1334.



Espansione territoriale della dominazione:

Bologna.

Origine e profilo della famiglia:

Fu nipote del papa Giovanni XXII, che lo creò cardinale nel dicembre 1316, pochi mesi dopo l’inizio del suo pontificato.


Titoli formali:

civitatis et comitatus, fortie et districtus Bononiae pro sancta Romana Ecclesia dominus generalis.


Modalità di accesso al potere:

Il 5 febbraio 1327, senza porre condizioni o limiti al suo potere, un consiglio del popolo quasi unanime conferì al legato la signoria sulla città.

 


Legittimazioni:

Il titolo di dominus è espressione della signoria papale sulla città: Bertrando è detto quindi dominus di Bologna in quanto rappresentante del papa.


Caratteristiche del sistema di governo:

Bertrando operò modifiche sostanziali al sistema di governo comunale, in modo da accentrare i poteri decisionali. Il podestà fu immediatamente sostituito da un rettore, nominato dal legato stesso. Dopo qualche mese dall’ingresso di Bertrando in città furono soppresse le cariche di barisello, di gonfaloniere e di capitano del popolo; fu mantenuto invece il vicecapitano, che continuò a essere regolarmente eletto. Il consiglio del popolo non fu più convocato. Il consiglio degli anziani e dei consoli fu trasformato profondamente: emanava ora provvigioni per conto del legato, che designava egli stesso gli anziani, (ridotti a dodici, tre per quartiere) e nelle materie più delicate interveniva personalmente. Alle provvigioni si affiancavano i decreti emanati dal legato stesso, che nominava personalmente tutti gli ufficiali più importanti e ne controllava l’operato tramite l’istituzione del prepositus officiorum; il controllo non avveniva ex post, com’era stato in passato per il podestà, ma già durante il mandato. Come contrappeso a questa decisa opera di accentramento fu introdotta la pratica delle suppliche, che permettevano ai cittadini di interpellare direttamente il signore su questioni personali. Di rilievo politico fu sicuramente anche la stesura di nuovi statuti nel 1332, affidata a due professori di diritto dello Studio bolognese, Pietro Cernitti e Tommaso Formiglini. Non ne è rimasto nulla: nel 1335, dopo l’espulsione del legato, il comune emanò nuovi statuti che cancellarono quelli di Bertrando.


Sistemi di alleanza:

Con la sua politica egemonica nell’Italia centrale, il legato pontificio ruppe il rapporto di alleanza di Bologna con Ferrara, rafforzatosi durante il dominio di Romeo Pepoli, mentre ripristinò del tutto i rapporti tradizionalmente stretti con Firenze, eliminando alcune rappresaglie, strascico di conflitti recenti, e inviando anzi a Firenze duecento soldati. Nel 1333 Betrando intraprese una campagna militare contro gli Estensi, con esito fallimentare: i Bolognesi furono sconfitti a Ferrara e persero nel 1334 Argenta. Proprio in questa occasione la crisi del regime signorile esplose definitivamente.

 


Cariche politiche ricoperte in altre citt?:


Legami e controllo degli enti ecclesiastici, devozioni, culti religiosi:

Il legato nominò vescovi di Bologna due francesi, entrambi a lui molto vicini: Étienne Ugonet (1331-1332), già suo cancelliere, e Bertrand Tissandier (1332-1334), cugino di Bertrando.


Politica urbanistica e monumentale:

Nel 1334 Bertrando avviò lavori di potenziamento della terza cerchia di mura cittadine; i lavori proseguirono ben oltre il termine della sua signoria. Bertrando sistemò anche alcuni punti della rete idrica collegata con il fiume Reno. L’elemento di maggiore rilievo della sua politica urbanistica furono però probabilmente l’avvio della conversione in muratura della Circla, la terza cerchia di mura cittadine, e la costruzione di una fortezza urbana nei pressi di porta Galliera, intrapresa nel 1330. La rocca fu distrutta dalla popolazione subito dopo la cacciata di Bertrando.


Politica culturale:

Consenso e dissensi:

Al 1327 risale una prima congiura, ordita dal proconsole dei notai, Bittino Cavagli, insieme con gli scacchesi ancora in esilio, in particolare Taddeo Pepoli, allora a Firenze, e Giovanni Pepoli, fratello di Romeo e zio di Taddeo, allora a Imola. I congiurati, poi esiliati dal legato, fallirono perché non furono capaci di coinvolgere la popolazione. Nel 1329 ebbe luogo una nuova congiura, con a capo Ettore da Panico e suo fratello Galeotto, il signore di Faenza Alberghettino Manfredi, in esilio a Bologna, e Filippo Asinelli, che avrebbero cercato di consegnare la città a Filippo il Bavaro, secondo la testimonianza di Giovanni Villani, presente in città come ambasciatore. La congiura era molto ramificata, tanto che per riportare l’ordine in città il legato ottenne da Firenze un aiuto di settecento uomini; diversi responsabili, fra cui Alberghettino e Filippo Asinelli, furono giustiziati. Nello stesso anno, oltre a un tentativo di attacco al legato nel castello di Montebello, va registrato anche un attentato contro Testa Rodaldi, podestà di S. Giovanni in Persiceto. L’attentato è probabilmente da ascrivere a un’iniziativa dei Pepoli, che volevano indirettamente colpire Bertrando: avevano stretti legami con S. Giovanni e la sua area e i Rodaldi erano una famiglia maltraversa, che aveva contribuito nel 1321 al bando di Romeo. Nel 1332 fu la fazione scacchese a organizzare una congiura contro Bertrando. In prima fila vi erano sicuramente, ancora una volta, Bittino Cavagli e Taddeo Pepoli, come risulta dall’inquisitio seguita alla congiura. Cavagli fu condannato e messo a morte, altri congiurati banditi, mentre Taddeo Pepoli fu brevemente trattenuto e poi rilasciato. Alcuni mesi dopo, il legato dispose di incarcerare nel castello di Galliera Taddeo Pepoli, Bornio Samaritani, Andalò de’ Griffoni e Brandelisio Gozzadini, ma la popolazione manifestò pericolosamente la sua solidarietà ai prigionieri, che furono subito rilasciati. Seguirono a distanza ravvicinatissima altri tentativi falliti di rovesciare il legato, uno in particolare, noto da fonti giudiziarie, ad opera di Giovanni di Rodolfo da Pino, fino alla cacciata di Bertrando dalla città.


Giudizi dei contemporanei:

Al di là dei giudizi complessivo sulla sua opera come legato papale, il regime di Bertrando è definito “tirannico” negli statuti bolognesi del 1335. Giudizi fortemente critici sulla signoria del legato si trovano anche in atti ufficiali successivi all’instaurazione della signoria di Taddeo Pepoli, dal1337 inpoi.

 


Fine della dominazione:

Nel 1334 una sollevazione guidata da Brandelisio Gozzadini, già rettore di Rimini per conto di Bertrando, lo costrinse a rifugiarsi presso il castello di Galliera; da lì il legato partì per Firenze, scortato da trecento cavalieri fiorentini, e proseguì verso Avignone.


Principali risorse documentarie:

Archivio di Stato di Bologna, Riformagioni;.


Bibliografia delle edizioni di fonti e degli studi:

Fonti: Corpus chronicorum bononiensium, a cura di A. Sorbelli, in Rerum Italicarum Scriptores, II ed., XVIII/1, vol. II, Città di Castello-Bologna 1938; Giovanni Villani, Nuova cronica, ed. critica a cura di G. Porta, Parma 20072, XI, 146.

Studi:

L. Ciaccio, Il cardinal legato Bertrando del Poggetto in Bologna (1327-1334), in “Atti e Memorie della R. Deputazione di Storia Patria per le Provincie di Romagna”, s. III, 23 (1905), pp. 85-190 e 456-537; riedito in volume, Bologna 1905; A. Vasina, B. du Poujet, in Lexikon des Mittelalters, I, München-Zürich 1980, p. 2043; Idem, Bologna nello stato della Chiesa: autorità papale, clero locale, Comune e Studio fra XIII e XIV secolo, in Cultura universitaria e pubblici poteri a Bologna dal XII al XV secolo, Atti del secondo Convegno (Bologna, 20-21 maggio 1988), a cura di O. Capitani, Bologna 1990, pp. 125-150; Idem, Dal Comune verso la Signoria (1274-1334), in Storia di Bologna, dir. R. Zangheri, 2, Bologna nel Medioevo, a cura di O. Capitani, Bologna 2007, pp. 581-651; R. Dondarini, Il tramonto del comune e la signoria bentivolesca, in Atlante storico delle città italiane, Emilia-Romagna, 2, Bologna, a cura di F. Bocchi, III, R. Dondarini – C. De Angelis, Da una crisi all’altra (secoli XIV-XVII), Bologna 1997, pp. 23-24; E. Guidoni – A. Zolla, Progetti per una città: Bologna nei secoli XIII e XIV, Roma 2000; G. Antonioli, Conservator pacis et iustitie. La signoria di Taddeo Pepoli a Bologna (1337-1347), Bologna 2004, pp. 36-46 e 101-108.


Apporti nuovi di conoscenza:

Note eventuali: