Polenta, Lamberto da


di:
Estremi anagrafici:

?-1316.



Durata cronologica della dominazione:

1297-1314.



Espansione territoriale della dominazione:

Ravenna.

Origine e profilo della famiglia:

Vedi scheda famiglia da Polenta. Lamberto era figlio di Guido Minore.


Titoli formali:

Consul (con il fratello Ostasio) (1297); podestà (1298-1314).


Modalità di accesso al potere:

Elezione a console e poi a podestà da parte dei consigli cittadini.


Legittimazioni:

La nomina di Lamberto e Ostasio a consoli della città, che per pochi mesi, all’inizio del 1297, sospese l’ufficio podestarile, riprendeva una soluzione già adottata nel 1275, quando Guido Minore e un altro notabile cittadino avevano guidato la città con il titolo di consules et rectores (vedi scheda Guido Minore da Polenta). Anche nel 1297, infatti, Ravenna si trovava in una situazione di emergenza, minacciata da un compatto schieramento ghibellino guidato da Maghinardo Pagani da Susinana. Fin dal maggio di quell’anno, tuttavia, fu ristabilito il regime podestarile, con l’elezione di Bernardino conte di Cunio. Dalla fine del 1298 Lamberto resse la città come podestà. Secondo l’erudito cinquecentesco G. Rossi, nel 1301 il P. fu eletto dal consiglio generale podestà a vita. Non esiste tuttavia traccia documentaria di questa investitura. Sembra anzi più probabile che l’elezione venisse ripetuta regolarmente ogni anno, nel rispetto di quanto disposto dagli statuti cittadini. Depone a favore di questa ipotesi il fatto che in alcuni momenti, nel 1301, 1310 e per tutto il 1311 e il 1312, si tornò a eleggere un podestà forestiero. Soprattutto, appaiono significative alcune disposizioni emanate nel 1306 dai consigli cittadini, su sollecitazione proprio di Lamberto. All’interno di esse ricorre in più occasioni la formula «ipse potestas et rector qui per tempora fuerit»: essa sembrerebbe escludere una modifica formale dell’equilibrio tra i poteri istituzionali definito dagli statuti cittadini, che del resto avrebbe forse incontrato la resistenza del potere pontificio, che in questa fase era ancora in grado di influire sugli equilibri locali attraverso i rettori della Romagna.

Tra il 1303 e il 1304 Lamberto promosse una operazione di revisione e correzione dello statuto cittadino. A quanto sembra, ad essere pesantemente modificate o interamente riscritte furono in particolare le rubriche relative all’approvvigionamento alimentare della città e all’esportazione di vettovaglie. Alcune di queste disposizioni furono poi integrate da provvedimenti consiliari nel corso del 1306. Il senso di questa revisione statutaria può essere compreso solo considerando che nei primi anni del Trecento il territorio ravennate fu colpito da una vera e propria carestia, aggravata da intensi fenomeni alluvionali. È molto significativo che proprio in quegli stessi anni i P. acquisirono dall’arcivescovo di Ravenna, tramite acquisto o concessioni enfiteutiche, gran parte dei mulini ad acqua posti appena fuori dalle mura della città. La cessione, che poneva nelle mani della famiglia uno straordinario strumento di potere, non solo economico, fu giustificata con l’impossibilità, per l’arcivescovato, di assicurare il regolare funzionamento delle strutture. La riforma statutaria del 1304 può essere interpretata come un’operazione volta a consolidare il consenso nei confronti di Lamberto e dei P., i quali, attraverso l’azione politica ma anche le scelte patrimoniali, mostravano così grande sollecitudine verso i timori suscitati nella popolazione cittadina dalle difficoltà di approvvigionamento.


Caratteristiche del sistema di governo:

Non sembra che Lamberto apportasse modifiche formali al sistema istituzionale (vedi scheda da Guido Minore da Polenta). In qualità di podestà, egli continuò a convocare e presiedere il consiglio della credenza e il consiglio generale. Egli tuttavia ricorse con frequenza alla nomina di commissioni di sapientes, composte da sei, otto o dodici uomini di sua fiducia, che elaboravano proposte sulle quali poi i consigli erano chiamati a pronunciarsi. Questa prassi limitava e indirizzava i dibattiti consiliari ed era uno strumento in più nelle mani del podestà per imporre alle assemblee la propria linea politica.


Sistemi di alleanza:

Le alleanze dei P. nei primi anni del Trecento furono estremamente mutevoli: l’unico punto di riferimento stabile fu rappresentato dal rapporto con i Malatesta (vedi scheda Guido Minore da Polenta).

Non si ricordano figli di Lamberto. Ostasio figlio di Bernardino sposò Leta degli Argogliosi di Forlì. Guido Novello, figlio dell’altro fratello di Lamberto, Ostasio, sposò Caterina dei conti Malvicini di Bagnacavallo, discendente da una famiglia ghibellina, tradizionale rivale dei P. In questa fase i da Polenta non sembra puntare a una politica matrimoniale particolarmente ambiziosa: non si rilevano unioni con altre famiglie impegnati in progetti di affermazione signorile.


Cariche politiche ricoperte in altre citt?:

Lamberto fu podestà di Forlì nel 1290, podestà e capitano del popolo a Faenza l’anno successivo, ancora podestà di Forlì nel 1292 e capitano del popolo della stessa città nel 1293. Questi incarichi furono legati all’alleanza dei da Polenta con Maghinardo Pagani da Susinana. Dal momento in cui assunse la podesteria a Ravenna, tuttavia, Lamberto interruppe completamente la sua carriera di ufficiale forestiero. Non così il fratello Bernardino, il quale, oltre a reggere Cervia come podestà, fu capitano del popolo a Bologna nel 1297, podestà di Milano – per la terza volta – nel 1301, podestà a Ferrara nel 1305 di nuovo capitano del popolo a Bologna nel 1306, e poi podestà nella stessa città, dopo la cacciata dell’ufficiale in carica. Poi di nuovo podestà a Ferrara nel 1308 e 1309 e a Firenze nel 1313.


Legami e controllo degli enti ecclesiastici, devozioni, culti religiosi:

Fino all’inizio del Trecento i da Polenta mantennero con gli enti ecclesiastici cittadini un rapporto quasi esclusivamente patrimoniale, ricevendone in enfiteusi beni fondiari anche di notevole entità. Proprio dagli anni di Lamberto, tuttavia, la famiglia appare sempre più interessata a una presenza più attiva nella Chiesa ravennate. È estremamente significativo che ben tre (due femmine e un maschio) dei quattro figli di Bernardino fossero avviati alla carriera ecclesiastica. Ad essi si aggiunge Rinaldo figlio di Ostasio, che all’inizio del Trecento entrò nel capitolo della cattedrale cittadina, e ne divenne in seguito arcidiacono. Nel frattempo, i da Polenta tentarono anche di imporre uomini di fiducia in importanti cariche ecclesiastiche, non solo ravvennati: nel 1308, per esempio, si intromisero nell’elezione dell’abate di Classe. Negli stessi anni i membri della famiglia esercitavano funzioni patronali su varie chiese cittadine, in particolare San Lorenzo in Pusterla, Santo Stefano de Mercato, la chiesa dei Santi Giovanni e Paolo.


Politica urbanistica e monumentale:

Risale proprio agli anni di Lamberto l’inizio di una vasta opera di riassetto del sistema idraulico di Ravenna e del suo territorio, realizzata per volere dei da Polenta tra gli ultimi anni del Duecento e i primi trent’anni del Trecento. Tale opera, che comportò lo scavo di fossati, scoli e canali, era finalizzata a consentire la bonifica e il risanamento delle terre che circondavano la città, ma anche a risolvere, almeno in parte, i gravi problemi di approvvigionamento idrico che la affliggevano. Questo progetto permise tra l’altro ai da Polenta di rimettere in funzione i mulini che la famiglia aveva recentemente acquisito dall’arcivescovato, inattivi per la mancanza d’acqua. Ma questi interventi, che tra l’altro recuperavano i terreni vicini alla città alla coltivazione cerealicola, erano anche un’efficace operazione d’immagine. Essi rientravano infatti pienamente nel tentativo, che Lamberto portò avanti anche attraverso l’attività legislativa e la riforma degli statuti cittadini, di presentarsi ai ravennati come colui che intendeva risolvere, o almeno affrontare con decisione, le gravi difficoltà di vettovagliamento della città, legate a un territorio minacciato da squilibri idrogeologici.

 


Politica culturale:

Consenso e dissensi:

Giudizi dei contemporanei:

Fine della dominazione:

Negli ultimi due anni Lamberto non ricorì più la carica di podestà, ma non sembra che l’influenza dei da Polenta si fosse davvero allentata.


Principali risorse documentarie:

Presso l’Istituzione Biblioteca Cassense di Ravenna: Archivio storico comunale di Ravenna; presso l’Archivio Diocesano di Ravenna-Cervia: Archivio Arcivescovile di Ravenna – degni di particolare interesse il ricco fondo pergamenaceo e i registri della Mensa arcivescovile – ; Archivio del Capitolo della Cattedrale.; presso l’Archivio di Stato di Ravenna: Atti dei notai ( a partire dal 1306); archivi delle corporazioni religiose soppresse.

Molti documenti delle varie raccolte cittadine sono stati pubblicati o regestati da M. Fantuzzi e A. Tarlazzi (vedi bibliografia).


Bibliografia delle edizioni di fonti e degli studi:

Fonti: G. Rossi, Historiarum Ravennatum libri decem, hac altera edizione liber undecimo acti…, Venetiis 1589; Spicilegium Ravennatis historiae, sive monumentat historica ad ecclesiam et urbem Ravennatem spectantia, a cura di L. A. Muratori, RIS, I.II, Mediolani 1725, pp. 527-583; M. Fantuzzi, Monumenti ravennati de’ secoli di mezzo per la maggior parte inediti, 6 voll., Venezia 1801-1804; Statuti del Comune di Ravenna, a cura di A. Tarlazzi, Ravenna 1866; A. Tarlazzi, Appendice ai monumenti ravennati dei secoli di mezzo del conte Marco Fantuzzi, Ravenna 1876; Documenti inediti sul castello di Polenta, a cura di S. Bernicoli, Ravenna 1897; Statuto del secolo XIII del Comune di Ravenna pubblicato di nuovo con correzioni, indice e note, a cura di A. Zoli e S. Bernicoli, Ravenna 1904; Statuto ravennate di Ostasio da Polenta (1327-1346), a cura di U. Zaccarini, Bologna 1998.

Studi: S. Bernicoli, Governi di Ravenna e di Romagna dalla fine del secolo XII alla fine del secolo XIX. Tavole di cronologia, Ravenna 1898; U. Foschi, Un secolo di signoria dei Polentani su Cervia: 1285-1383, in «Bollettino economico della camera di commercio», 2 (1962); A. Torre, I Polentani fino al tempo di Dante, Firenze 1966; M. Tabanelli, L’aquila da Polenta: storia della famiglia da Polenta, Faenza 1974; L. Lega, Catasti ed estimi ravennati da Lamberto da Polenta alla dominazione veneziana, in «Atti e memorie della Dep. di storia patria per le province di Romagna», 26 (1976), pp. 180-212; Repertorio della cronachistica emiliano-romagnola (secc. IX-XV), a cura di B. Andreolli et al., Roma 1991; A. I. Pini, Il Comune di Ravenna fra episcopio e aristocrazia cittadina, in Storia di Ravenna, III: Dal Mille alla fine della signoria polentana, a cura di A. Vasina, Venezia 1993, pp. 201-253; A. Vasina, Dai Traversari ai da Polenta: Ravenna nel periodo di affermazione della signoria cittadina, in Storia di Ravenna, III: Dal Mille alla fine della signoria polentana, a cura di A. Vasina, Venezia 1993, pp. 555-603; Repertorio degli statuti comunali emiliani e romagnoli, secc. XII-XVI, a cura di A. Vasina, Roma 1997.


Apporti nuovi di conoscenza:

Note eventuali: