Amedeo V, conte di Savoia


di:
Estremi anagrafici:

1249 - 1323



Durata cronologica della dominazione:

conte di Savoia 1285-1323; Torino 1285-1295 (come luogotenente); Asti 1313-1314; Ivrea 1313-1323.



Espansione territoriale della dominazione:

La politica di espansione territoriale portata avanti da A. si indirizza tanto nell'area transalpina, dove si colloca il centro della sua dominazione familiare e dove le sue aspirazioni trovano un freno nella monarchia francese, quanto nei territori piemontesi, dove opera in collaborazione con Filippo principe d'Acaia – anche se non senza occasionali attriti – e dove i principali antagonisti sono gli Angiò e i marchesi di Monferrato e di Saluzzo.

Per quanto riguarda i territori italiani A. esercita, in seguito agli arbitrati degli anni 1285-87, la luogotenenza sui territori attribuiti al nipote Filippo II, futuro principe d'Acaia, e quindi su Torino fino al 1295. Con il raggiungimento della maggiore età Filippo viene investito da A. dei suoi domini e un nuovo trattato (31 gen. 1295), stabilisce precisamente quali territori gli spettino: la Valle d'Aosta, da sempre considerata parte dei domini transalpini, e la Val di Susa, vale a dire le due vie d'accesso al Piemonte, rimangono ad A. Oggetto delle attenzioni del conte diventa poco dopo il comune di Asti, obiettivo a lungo conteso anche da Angiò, Visconti e marchesi di Monferrato. L'investitura della città concessa il 12 feb. 1313 dall'imperatore Enrico VII sembra dar corpo alle ambizioni del conte, ma il possesso effettivo viene efficacemente contrastato dagli Angiò, cui Asti torna a darsi l'anno successivo (1314). Diversi gli esiti per la città di Ivrea, che rappresenta la principale e stabile acquisizione ai domini sabaudi del tempo di A. Poco dopo la morte dell'imperatore, avvenuta il 24 ag. 1313, i Soleri di Ivrea si attivano perché la loro città faccia dedizione al conte di Savoia; il 29 ott. del 1313 un arbitrato ratificato da Filippo d'Acaia e da A.  stabilisce a questo proposito che il dominio della città d'Ivrea e del Canavese sarebbe stato diviso equamente fra loro. La dedizione della città di Ivrea risale al 15 nov. 1313. L'arbitrato del 29 ottobre aveva affrontato anche la questione di Asti, che gli alleati speravano ancora di poter sottrarre agli Angioini: A. prometteva di associare Filippo nei domini di Asti e Chieri, lasciando al solo Filippo una serie di località del contado (l'accordo è rinnovato il 17 dic. 1313).

Origine e profilo della famiglia:

Vedi alla voce Savoia, famiglia.


Titoli formali:

Conte di Savoia ("comes Sabaudie"). A questa formula base si aggiungono in determinate occasioni altri titoli:

- marchese in Italia (comes Sabaudie et in Italia marchio).

- signore di Bâgé e di Coligny (dominus Baugiaci et Cologniaci).

- duca del Chiablese (dux Chablasii).

- principe (princeps; Vallis Auguste princeps)

- vicario generale in Lombardia (vicarius generalis in provincia Lombardiae).


Modalità di accesso al potere:

Nel 1284 il conte Filippo di Savoia, non avendo eredi diretti, stabilisce la futura spartizione della contea fra la discendenza suo fratello Tommaso II: il titolo spetterà a uno dei figli di quest'ultimo, A. Per evitare lotte fra gli eredi dopo la sua morte, preferisce tuttavia affidare formalmente la decisione alla regina d'Inghilterra Eleonora e al re Edoardo I, preventivamente informati circa i suoi desideri. Alla morte del conte nel 1285 le risoluzioni sono rispettate: A. eredita il titolo di conte di Savoia, suo fratello Ludovico il Vaud, mentre i domini in Piemonte vanno a Filippo II, nipote dei due in quanto figlio di un loro fratello ormai defunto, Tommaso III. Successivi arbitrati nel 1286-87 preciseranno le rispettive influenze, ma senza modifiche sostanziali a questo stato di cose. Fino al 1295, data la minore età di Filippo II, i domini piemontesi sono governati da A. in qualità di luogotenente e tutore, come stabilito da un accordo fra il conte e la madre di Filippo, Guia (9 feb. 1286).


Legittimazioni:

dall'alto:

l'imperatore Enrico VII investe A. di tutti i suoi domini (23 nov. 1310, rinnovo l'11 giu. 1313), e della città e contado di Asti (12 feb. 1313)

 

dal basso:

19 gen. 1291: il marchese di Saluzzo presta omaggio ad A. per vari luoghi.

31 gen. 1295: Filippo d'Acaia, nipote di A., riconosce di tenere i possessi piemontesi in feudo dal conte di Savoia.

8 feb. 1311: A., in qualità di vicario generale di Lombardia per l'imperatore Enrico VII, riceve giuramento dalle città per il pagamento annuo dello stipendio delle truppe.

15 nov. 1313: dedizione di Ivrea ad A. e a Filippo principe d'Acaia.


Caratteristiche del sistema di governo:

Nel 1307 adotta formalmente la legge salica per la successione negli stati di Savoia. Fatta eccezione per Torino (su cui A. esercita la luogotenenza fino al 1295), e per la sottomissione solo formale di Asti l'unica città italiana sottoposta alla dominazione del conte è Ivrea. L'atto di dedizione di quest'ultima (1313) elenca precisamente le reciproche competenze di comune e signore: a quest'ultimo spettano i banni, le condanne, la gabella del sale, il pedaggio del grano, dei mulini e dei cavalli, e il diritto di edificare castelli; il vicario, il cui salario non inferiore alle 600 lire imperiali annue è a carico del signore, deve essere scelto da quest'ultimo in una rosa di quattro individui proposti dal comune; al comune è concessa la deliberazione degli statuti, purchè non contrari ai patti con il signore, e il vicario e i suoi collaterali devono giurarne l'osservanza durante il loro mandato; gli uomini di Ivrea e distretto sono tenuti a far cavalcate e esercito per il signore per una durata massima di 24 giorni, ma solo al di qua dei monti e entro un raggio di 40 miglia.


Sistemi di alleanza:

A. eredita dai suoi predecessori stretti legami sia con la corte inglese, che ha avuto un ruolo attivo nella sua nomina a conte, sia con la corte francese, nei confronti delle quali cerca di gestire una difficile e non sempre riuscita politica di alleanze (Lione, Vaud).

Per quanto riguarda lo scenario piemontese A. trova un valido sostegno in Filippo d'Acaia, che teneva in feudo da A. i suoi domini; la collaborazione dell'Acaia viene premiata nel 1311 con il conferimento del vicariato sulle città di Pavia, Vercelli, Novara e del Piemonte, concesso dall'imperatore Enrico VII su suggerimento di A. L'unico motivo di frizione nasce a proposito del Canavese, sul quale l'Acaia cercava di imporre la propria supremazia a scapito dei Monferrato. Decisivo nella politica di alleanze portata avanti dal conte è il rapporto instaurato con l'imperatore Enrico VII, consolidato sul piano familiare dal matrimonio fra quest'ultimo e la cognata di A., Margherita di Brabante, nel 1292. Il sostegno fornito all'imperatore in molteplici occasioni - nel 1309 (e di nuovo nel lug. 1313) come delegato dell'imperatore presso il papa; dal settembre del 1310 al 1313 come fedele alleato nel viaggio in Italia - è ricompensato con la nomina a vicario generale in Lombardia del 6 gen. 1311, e con l'investitura della città di Asti il 12 feb. 1313. Nel 1322 l'intervento di papa Giovanni XXII presso il conte porta quest'ultimo, fra l'altro, ad una pace con gli Angioini per Asti.

Matrimoni: nel 1272 A. sposa Sibilla de Bâgé. Dopo la morte di Sibilla (1294) A. progetta senza concludere due matrimoni: con Aloisia figlia di Umberto I Delfino e con Isabella di Gloucester figlia di Edoardo I. Nel 1298 sposa Maria di Brabante.


Cariche politiche ricoperte in altre citt?:

Legami e controllo degli enti ecclesiastici, devozioni, culti religiosi:

A partire dall'inizio del Trecento sono attestate donazioni di A. alla "ecclesia" di S. Maria, ovvero la cappella del priorato torinese di S. Andrea (l'attuale Consolata).


Politica urbanistica e monumentale:

Politica culturale:

Gli oggetti artistici e i contatti dell'epoca di A. segnalano l'appartenenza, ancora dominante a quest'epoca, all'ambiente francese.


Consenso e dissensi:

E' probabile che durante il decennio di luogotenenza al governo del principato d'Acaia (1285-95) A. abbia dovuto gestire l'insoddisfazione delle famiglie ghibelline di Torino: il conte strinse con una di queste, i Silo, un accordo di pacificazione. La dedizione di Ivrea al conte è organizzata dalla fazione ghibellina dei Soleri; la sottomissione di Asti ad A. è contrastata dalla locale fazione guelfa (anch'essa chiamata dei Soleri), che spinge la città a darsi agli Angiò.


Giudizi dei contemporanei:

Fine della dominazione:

A. morì il 16 ott. 1323 ad Avignone. Gli succede il figlio primogenito Edoardo.


Principali risorse documentarie:

I fondi archivistici relativi ad A. sono conservati principalmente nell'archivio di stato di Torino.


Bibliografia delle edizioni di fonti e degli studi:

Vengono qui elencati solo i contributi specificamente dedicati ad A., per la bibliografia generale della famiglia vedi alla voce SAVOIA, famiglia.

AA.VV., Storia di Torino, vol. II: Il basso medioevo e la prima età moderna (1280-1536), Torino, 1997;

B. Andenmatten, Amédée V et le nerf de la guerre. Organisation financière et dépenses militaires en Chablais durant la première moitié du XIVe siècle, in «Etudes Savoisiennes», 4 (1995), pp. 19-31;

F. Cognasso, Amedeo V conte di Savoia, in Dizionario Biografico degli Italiani.

A. Colombo, Amedeo V e il suo vicariato in Lombardia, in Miscellanea di studi storici in onore di Antonio Manno, vol. II, Torino, 1912;

F. Gabotto, Asti e la politica sabauda in Italia al tempo di Guglielmo Ventura, Pinerolo, 1903 (BSSS, 18);

S. Guichenon, Le financement de la guerre au moyen âge: l'exemple savoyard sous le règne d'Amédée V, in La société savoyarde et la guerre. Huit siècles d'histoire, XIIIe-XXe siècles, Chambéry, 1998, pp. 59-79.


Apporti nuovi di conoscenza:

Note eventuali: