Beccaria, Manfredo


di:
Estremi anagrafici:

1250 ca.-1322



Durata cronologica della dominazione:

1290-1299; 1315-1322



Espansione territoriale della dominazione:

Pavia

Origine e profilo della famiglia:

Vedi scheda famiglia Beccaria.


Titoli formali:

potestas populi, mercandie et collegii notariorum. Pur nelle diverse sfumature, che almeno in parte possono essere attribuite alla diversa sensibilità dei notai rogatari, risalta la volontà di Manfredo di costituire una guida unita del popolo, capace di raccogliere, oltre al potente collegio dei notai, mercanti e artigiani.


Modalità di accesso al potere:

Dopo avere rivestito in diverse occasioni la carica di capitano del popolo, nel 1282 i Beccaria riuscirono a rappresentare nel contempo sia i settori artigianali, sia quelli mercantili, con un esponente, Manfredo, in veste di potestas Populi et Mercadantie e un altro, Uberto, con la carica di potestas et ancianum paraticorum. Il progetto unificante dei Beccaria fu rafforzato negli anni seguenti. Nel 1285 e nel 1287 Manfredo era qualificato come potestas populi et mercadancie. Ancora nel marzo 1289 Manfredo figurava come podestà del popolo: la crescente egemonia del Beccaria sulle istituzioni comunali era appoggiata dai cittadini meno abbienti, che lo vedevano come interprete delle loro richieste, e contestata dai milites, che per alcuni mesi riuscirono a esiliarlo, assieme a diversi popolari che si erano mobilitati a suo favore.

Quando nel 1290 gli aristocratici cercarono di imporre come capitano del popolo un individuo poco gradito alla popolazione, Olivo Giorgi, nella città si levò un «grandissimo rumore», i milites furono cacciati e Manfredo ricevette la carica con durata decennale di «podestà del popolo, della mercanzia e del collegio dei notai». Gli Annales Parmenses maiores ricordano che i popolari avevano preso le porte della città e fatto ritornare il Beccaria, che fu reintegrato con ogni onore nelle funzioni di comando («in omni honore et dominio per populum Papie»). Al momento dell’ascesa, egli era per i Pavesi l’uomo capace di riunire contro i nobili tutte le forze del populus, la cui valenza unitaria è esplicita nel nome scelto per il suo incarico, e di attuare politiche di popolo attraverso magistrature di popolo composte da uomini di popolo. La nomina del 1290 era il compimento del percorso iniziato nel passato lustro, a cui si richiamavano sia la denominazione della carica, sia gli assetti istituzionali del suo regime.

L’entrata in città dei Visconti nel 1315 ristabilì la posizione di Manfredo, dopo essere rimasto confinato a Busalla durante l’egemonia dei Langosco (fino al 1311, quando come anczianus partis extrinsece Papiensis giurò, assieme agli intrinseci la signoria di Enrico VII sulla città nella quale poté rientrare) e dopo essere stato catturato nel 1312 da Filippo d’Acaia. In seguito alla vittoria viscontea del 1315, tuttavia, la sua egemonia sulle istituzioni urbane rimase assai sfumata.


Legittimazioni:

il governo del Beccaria non ricevette alcuna legittimazione dall’esterno. Mentre nell’esperienza di fine Duecento si fondò sul conferimento decennale da parte del comune del titolo di podestà del popolo, dei mercanti e dei notai (1290), nel periodo 1315-1322 non ebbe alcuna formalizzazione.


Caratteristiche del sistema di governo:

Come si è evidenziato nelle vicende che portarono all’ascesa di Manfredo, il suo governo fu improntato alla difesa degli interessi popolari. Dal punto di vista istituzionale, se si eccettua la carica straordinaria con durata decennale esercitata fra il 1290 e il 1299, egli mantenne intatto il funzionamento del comune di popolo. In tale epoca assunse notevole rilievo, inoltre, un consiglio ristretto di sapienti (di norma 12, ma il numero è variabile) che affiancava il Beccaria nelle decisioni più importanti e che accoglieva le maggiori famiglie popolari della città. All’interno di tale magistratura non di rado trovarono posto anche familiari del Beccaria o membri di stirpi a lui vicine.

Dopo il ritorno al comando nel 1315, il Beccaria, anche per via dell’iniziale egemonia di Matteo Visconti, vero titolare del potere in città (attestato esplicitamente come dominus generalis civitatis Papie nel 1320-1321), non assunse magistrature straordinarie, come era avvenuto a fine Duecento, inaugurando un governo all’ombra delle istituzioni che sarebbe stato seguito e rafforzato dagli altri membri della stirpe fino alla caduta del regime attorno alla metà del Trecento. Come durante l’esperienza di fine Duecento, Manfredo mantenne fermo l’orientamento filo-popolare, menzionato dal suo epitaffio funebre: pars illorum de Becaria tamquam populares et gibelina populares ut plurimum habet in amicos.


Sistemi di alleanza:

il governo di Manfredo Beccaria gravitò con continuità nell’orbita filo-imperiale. Ciononostante, egli mantenne almeno sino alla fine del Duecento una certa diffidenza nei confronti di Matteo Visconti, talora deflagrata in aperto conflitto, a causa delle mire di quest’ultimo sulla città: in particolare, Matteo nel 1289 cercò di prendere Pavia, generando, secondo gli Annales Medioelanenses, «odium permaximum» tra i due, che si acuì nel 1299, quando il Visconti favorì l’ascesa di Filippone Langosco: in tale periodo il Beccaria si alleò con Giovanni I di Monferrato. I dissidi con i Visconti si sanarono soltanto a inizio Trecento, allorché Manfredo si alleò con Matteo contro i Langosco.

 


Cariche politiche ricoperte in altre citt?:

Legami e controllo degli enti ecclesiastici, devozioni, culti religiosi:

Durante il periodo di egemonia di Manfredo, i Beccaria espressero ben due vescovi: Ottone (1294-1295) e Giovanni (1320-1323).


Politica urbanistica e monumentale:

in linea con il sistema di governo impostato da Manfredo, rispettoso degli ordinamenti municipali e in armonia con il comune di popolo, egli non realizzò una politica urbanistica e monumentale in città.


Politica culturale:

come per la politica urbanistica e monumentale, il Beccaria non ha espresso significativi indirizzi culturali autonomi da quelli espressi dalle istituzioni comunali.


Consenso e dissensi:

L’assenza di cronache pavesi rende difficile ricostruire i giudizi dei pavesi sul personaggio. Le vicende dell’ascesa e la politica filo-popolare consentono tuttavia di accertare una vasta base di consenso presso i settori popolari della cittadinanza. Per contro appare chiara l’avversione da parte dei milites pavesi.

 


Giudizi dei contemporanei:

Fine della dominazione:

la prima dominazione del Beccaria si interrompe nel 1299, allorquando anche in altre città lombarde e piemontesi i regimi filo-imperiali vengono deposti da quelli guelfi. La seconda si interrompe con la morte di Manfredo, nel 1322.


Principali risorse documentarie:

I Beccaria non hanno trasmesso una consistente documentazione familiare. Anche per via dello scarso intervento sul comune di popolo, si deve fare riferimento soprattutto alla documentazione comunale, le cui testimonianze più abbondanti si trovano nell’Archivio comunale di Pavia e in quello di Voghera. Merita inoltre uno studio approfondito il Breve della Mercanzia: la legislazione statutaria del sistema corporativo cittadino è stata prodotta nel 1295, sotto il regime di Manfredo, ed esprime in maniera efficace l’identificazione della signoria nel governo dei paratici, guidati dalle fasce più alte del popolo.


Bibliografia delle edizioni di fonti e degli studi:

Fonti: Annales Mediolanenses ab anno MCCXXX usque ad annum MCCCCII, a cura di L.A. Muratori, Milano 1730 (RIS, XVI), coll. 635-839; Annales Parmenses maiores, in Scriptorum, XVIII, ed. G.H. Pertz, Hannover 1863 (MGH), pp. 664-790; Annales Placentini, in Scriptorum, XVIII, ed. G.H. Pertz, Hannover 1863 (MGH), pp. 403-581; Bernardino Corio, Storia di Milano, a cura di A. Morisi Guerra, Torino 1978, 2 voll.; Documenti degli archivi di Pavia relativi alla storia di Voghera (929-1300), a cura di L.C. Bollea, Pinerolo 1909 (BSSS, 46); Historia Iohannis de Cermenate notarii Mediolanensis, a cura di L.A. Ferrai, Roma 1889; Regesto degli atti dei secoli X-XIII della Biblioteca civica «Bonetta», a cura di F. Milani, X. Toscani, Pavia 1974.

Studi: Goria A., voce Beccaria, Manfredi (Manfredino), in Dizionario biografico degli Italiani, VII, Roma 1965, pp. 475-478; Fagnani F., Origini e sviluppi della signoria dei Beccaria su Arena Po, in «Bollettino della Società pavese di storia patria», 90 (1990), pp. 55-119; Merlo M., I Beccaria di Pavia nella storia lombarda, Pavia 1981; Rao R., Il sistema politico pavese durante la signoria dei Beccaria (1315-1356): «élite» e pluralismo, in «Mélanges de l’École française de Rome. Moyen Age», 119 (2007), pp. 151-187; Rao R., Signorie cittadine e gruppi sociali in area padana fra Due e Trecento: Pavia, Piacenza e Parma, in «Società e storia», 118 (2007), pp. 673-706; Robolini G., Notizie appartenenti alla storia della sua patria raccolte ed illustrate, vol. IV/2, Pavia 1832; Vaccari P., Pavia nell’età comunale, in Storia di Pavia, III, Dal libero comune alla fine del principato indipendente. 1024-1535, t. 1, Società, istituzioni, religione nelle età del Comune e della Signoria, Milano 1992, III/1, pp. 27-54.


Apporti nuovi di conoscenza:

Note eventuali: