Cunio, Bernardino conte di


di:
Estremi anagrafici:

?-1323.



Durata cronologica della dominazione:

1308-1323.



Espansione territoriale della dominazione:

Dal 1308 i conti di Cunio esercitarono un potere signorile su Bagnacavallo. È assai probabile, tuttavia, che dalla partecipazione in prima linea alle lotte di fazione a Ravenna, Faenza e Imola i C., e in particolare il padre di Bernardino, che portava lo stesso nome, e Bernardino stesso si aspettassero di potersi ricavare un dominio familiare su una di queste città. I rapporti di forza, tuttavia, risultarono sempre sfavorevoli a questa famiglia, forse anche a causa della sua pretesa di agire su più fronti cittadini contemporaneamente. Fin dagli anni ’90 del Duecento, in effetti, era stato il fratello di Bernardino, Ranieri, a raccogliere l’influenza paterna su Bagnacavallo, e fu Ranieri il protagonista della conquista militare del 1308 (vedi voce Modalità di accesso al potere). Fu solo nel secondo decennio del Trecento, dopo che erano venuti meno gli spazi per un tentativo di affermazione nelle città romagnole, che Bernardino e il figlio Ugolino si occuparono direttamente di Bagnacavallo.

A Bagnacavallo si aggiungevano i possedimenti signorili nella pianura romagnola, tra i fiumi Senio e Lamone.

Origine e profilo della famiglia:

I conti di Cunio erano una famiglia di signori rurali, le cui basi patrimoniali e signorili sono collocabili nella pianura tra Ravenna, Imola e Faenza, intorno al castello avito di Cunio, sul fiume Senio. L’origine non è chiara, ma l’ipotesi oggi più accreditata è che essi possano discendere da un ramo dei conti Guidi. Alla fine del XII secolo i C. facevano parte della curia vassallatica dell’arcivescovo di Ravenna, dal quale avevano in concessione terre e diritti signorili. Grazie a queste relazioni, sempre dalla fine del XII secolo essi presero parte alla vita politica del comune di Ravenna, comparendo in posizione di rilievo nei consigli cittadini. In seguito appoggiarono i progetti di potere di Federico II, ed è proprio negli anni del loro impegno filoimperiale che essi risultano attivi, oltre che a Ravenna, anche a Faenza e a Imola, con residenze in tutte e tre le città. Come altre famiglie con la stessa fisionomia, i C. agivano dunque su più fronti cittadini contemporaneamente. Dagli anni ’80 del Duecento il padre di Bernardino, che portava lo stesso nome, fu un protagonista di primissimo piano delle lotte di fazione a Faenza, schierandosi prima con i Manfredi e con i guelfi, poi con il potente leader ghibellino Maghinardo Pagani da Susinana. Negli anni di alleanza con il Pagani i C. concentrarono le proprie ambizioni anche su Imola: Bernardino padre fu podestà di Imola nel 1287 e 1288, Bernardino figlio nel 1292. Dopo il 1292 i C. tornarono a schierarsi con i guelfi, e nel1296, in seguito a una pesante sconfitta delle forze guelfe da parte della lega ghibellina guidata da Maghinardo, il castello di Cunio fu completamente raso al suolo. Da quel momento la località fu abbandonata.

 


Titoli formali:

Podestà.


Modalità di accesso al potere:

I C. avevano cominciato a estendere la propria influenza su Bagnacavallo almeno dagli anni ’60 del Duecento, con il padre di Bernardino. Quest’ultimo era stato poi podestà di Bagnacavallo nel 1281, e il figlio Ranieri, fratello di Bernardino, aveva occupato al stessa carica nel 1291 e nel 1294. Nel 1296, dopo la sconfitta delle forze guelfe ad opera delle lega ghibellina e la distruzione di Cunio, Bagnacavallo fu occupata da Malvicino, dei conti Malvicini di Bagnacavallo. Nel 1308 Ranieri, fratello di Bernardino, riprese il castello con un’azione militare.


Legittimazioni:

Bernardino e il figlio Ugolino si alternarono nella carica di podestà di Bagnacavallo dal 1311 al 1323, con la sola interruzione del secondo semestre del 1311 e del 1312, quando, con il consenso dei da C., furono eletti podestà prima Nicolò Caracciolo e poi Carlo Montanari da Castrocaro. L’elezione di Bernardino e Ugolino avveniva nel pieno rispetto del dettato statutario. In alcuni casi il consiglio generale procedeva direttamente, più spesso nominava degli electores, in numero variabile, ai quali era delegata l’elezione. La procedura veniva stabilita di volta in volta dal consiglio stesso. La durata della carica non fu mai superiore ai canonici sei mesi. Alla scadenza, il podestà in carica poteva essere riconfermato per altri sei mesi. Più spesso, tuttavia, al padre subentrava il figlio o viceversa.


Caratteristiche del sistema di governo:

Nel 1267 è attestata la presenza di cinque anziani del comune di Bagnacavallo, tra i quali compare anche Bernardino padre. Possiamo ipotizzare che l’istituzione di questa magistratura fosse legata all’influenza di Bologna, sotto il cui controllo Bagnacavallo rimase dal 1256 agli anni ‘70. Nel 1281 è attestato un consiglio ristretto detto consiglio della credenza, che si aggiungeva al consiglio generale. In seguito, tuttavia, sembra che il sistema istituzionale di Bagnacavallo si limitasse al consiglio generale, che affiancava il podestà nella gestione del potere. Il potere dei C. non passava soltanto attraverso il monopolio di fatto dell’ufficio di podestà. Fin dagli anni ’60 del Duecento i membri della famiglia avevano esercitato un’influenza determinante sulla vita politica del comune, comparendo costantemente nel consiglio e nelle commissioni ristrette nominate per l’elezione del podestà o per affrontare materie particolarmente delicate.


Sistemi di alleanza:

I C. erano stati tra i principali sostenitori di Federico II in Romagna. Alla morte dell’imperatore, essi si erano avvicinati alla parte guelfa. Dagli anni ’80 del Duecento, quando la famiglia si inserì da protagonista nelle lotte per il potere delle città romagnole, non è possibile individuare una linea coerente. Bernardino appoggiò per lo più le fazioni guelfe, e in particolare i Manfredi di Faenza e i da Polenta di Ravenna, ma tra il 1292 e il 1295 fu tra i principali sostenitori del ghibellino Maghinardo Pagani da Susinana. I suoi rapporti con la S.Sede rimasero sempre molto tesi.

Bernardino sposò Samaritana, figlia di Ostasio da Polenta. Alberico, il fratello di Bernardino, sposò Beatrice, dei Manfredi di Faenza. È interessante notare che i figli di Alberico si unirono ai Manfredi con un ulteriore doppio legame: Manfredi sposò Maddalena, figlia di Francesco Manfredi, e Diletta sposò Ricciardo, anch’egli figlio di Francesco.


Cariche politiche ricoperte in altre citt?:

Bernardino ebbe un’intensa carriera podestarile. Egi fu podestà a Imola (1292 e 1293), a Ravenna (1294 e 1297), a Faenza (1315), a Forlì (non si conosce la data esatta, ma dopo il 1308 e prima del 1314). Il suo impegno, tuttavia, non si limitò alle città romagnole, nelle cui lotte politiche, come si è detto, egli fu coinvolto in prima persona. Il C. fu anche podestà a Siena (nel 1294 e 1316), a Parma (1306) e a Brescia (dall’ottobre del 1306).

 


Legami e controllo degli enti ecclesiastici, devozioni, culti religiosi:

Politica urbanistica e monumentale:

Politica culturale:

Consenso e dissensi:

Giudizi dei contemporanei:

Fine della dominazione:

Morte naturale nel 1323. Il figlio Ugolino controllò Bagnacavallo ancora per qualche anno, ma nel 1330 si sottomise al papa. Quell’anno egli continuò a reggere il castello come rettore per la S. Sede, ma dal 1331 fu sostituito da altri rettori. I C. persero definitivamente il dominio su Bagnacavallo.


Principali risorse documentarie:

Bagnacavallo ha conservato un ricco Archivio storico comunale. Alcuni documenti sono stati pubblicati da L. Malpeli (vedi bibliografia). Regesti in Angiolini- Bezzi (vedi bibliografia).


Bibliografia delle edizioni di fonti e degli studi:

Fonti: G. C. Tonduzzi, Historie di Faenza, Faenza 1675; G. B. Mittarelli, Ad scriptores rerum italicarum cl. Muratorii accessiones historicae faventinae, Venetiis 1771; M. Fantuzzi, Monumenti ravennati de’ secoli di mezzo per la maggior parte inediti, 6 voll., Venezia 1801-1804; Petri Cantinelli chronicon, a cura di F. Torraca, RIS2, XXVIII, 2, Città di Castello 1902; Chronica breviora aliaque monumenta faventina a Bernardo Azzurrino collecta, a cura di A. Messeri, RIS2, XXVIII, 3, Città di Castello 1907; Magistri Tolosani Chronicon Faventinum, a cura di G. Rossini, RIS2, XXVIII, 1, Bologna 1936; E. Angiolini-F. Bezzi, Le pergamene di Bagnacavallo, Faenza 2001

Studi: L. Malpeli, Dissertazioni sulla storia antica di Bagnacavallo, Faenza 1806; L. Balduzzi, Bagnacavallo e i conti di Cunio, in «Atti e Memorie della Deputazione di storia patria per le province di Romagna», s. 2, II (1876), pp. 85-104; Id., Sugli archivi di Bagnacavallo, in «Atti e Memorie della Deputazione di storia patria per le province dell’Emilia», n.s., VII (1881), pp. 69-188;  L. Baldisserri, I castelli di Cunio e di Barbiano, Imola 1911; G. Fasoli, I conti e il comitato di Imola (secc. X-XIII), in «Atti e Memorie della Deputazione di storia patria per l’Emilia e la Romagna», VIII (1942-1943), pp. 120-192; G. Andenna, Cunio, Bernardino di, in DBI, 31, Roma 1985, pp. 381-382;  M. Banzola, I conti di Cunio fra Romagna e Sabina: un approccio prosopografico, in «Studi romagnoli», XLI (1990), pp. 379-412; Id., I conti di Cunio e i loro rapporti con Ravenna, in «Ravenna, Studi e ricerche», IV/1 (1997), pp. 179-186; Id., La contea di Donigallia fra i conti di Cunio, i Fantolini, i Polentani e in comune di Lugo, in «Atti e Memorie della Deputazione di storia patria per le province di Romagna, LII (2001), pp. 17-40; Id., Note alla genealogia dei conti di Cunio nei secoli XIII e XIV in «Studi romagnoli», LIII (2002), pp. 341-401;


Apporti nuovi di conoscenza:

Note eventuali: