della Scala, Alberto


di:
Estremi anagrafici:

?-1301



Durata cronologica della dominazione:

1277-1301



Espansione territoriale della dominazione:

Vedi scheda famiglia della Scala. La città capitale è Verona.

Origine e profilo della famiglia:

Vedi scheda famiglia della Scala. Alberto era figlio cadetto di Iacopino della Scala e fratello di Leonardino detto Mastino. Gli altri due fratelli noti di Alberto, oltre a Mastino, erano Federico detto Bocca († 1269) e Guido, vescovo di Verona.


Titoli formali:

Capitaneus et rector gastaldionum misteriorum et totius populi Veronensis dal 1277.


Modalità di accesso al potere:

Nel 1277, all’indomani dell’uccisione del fratello maggiore Mastino, Alberto rientrò subito da Mantova, dove stava esercitando la carica di podestà per la seconda volta, e ricevette dalla concio veronese il titolo vitalizio di capitano e rettore dei gastaldi dei mestieri e di tutto il popolo di Verona.


Legittimazioni:

L’ascesa al potere di Alberto segnò l’inizio della signoria scaligera e trovò formale riconoscimento nella decisione della concio veronese di conferirgli il governo della città a titolo vitalizio. Non si trattò certo di un evento inaspettato, sia perché l’azione politica del fratello Mastino aveva creato le premesse per l’affermazione della casata, sia perché lo stesso Alberto aveva condiviso con il fratello importanti esperienze politiche, diplomatiche e militari, partecipando da protagonista al governo della città ben prima del 1277. L’uccisione di Mastino, per mano di alcuni congiurati veronesi, probabilmente accelerò una svolta signorile ormai imminente, riconoscendo per la prima volta agli Scaligeri un potere che di fatto già esercitavano, non ultimo grazie al sostegno della potente Domus mercatorum veronese, di cui Mastino dal 1262 e Alberto dal 1270 furono ininterrottamente podestà.


Caratteristiche del sistema di governo:

Il governo di Alberto non compromise, almeno apparentemente, le forme del reggimento comunale di Verona, ma adottò sin dai primi anni misure atte a rafforzare il potere signorile, grazie alla facoltà di riformare gli statuti cittadini. Così vanno intese quelle aggiunte statutarie che concessero al capitano del popolo il diretto possesso di alcuni castelli del contado veronese, una scorta armata personale, il controllo sulle finanze e sulle ricchezze comunali, e che imponevano ai principali ufficiali del comune e delle arti vari obblighi di giuramento nei confronti del nuovo signore.


Sistemi di alleanza:

La politica estera di Alberto fu contraddistinta da una sostanziale continuità con gli scenari emersi negli anni che precedettero l’inizio della sua signoria. Anche dopo il 1277, Verona mantenne ferma sia la propria collocazione nello schieramento ghibellino, ma non senza contatti con l’area guelfa, sia il sistema di alleanze costruito in precedenza (pur con momenti di crisi sul finire del XIII secolo) e orientato a garantire il libero accesso alle principali vie di comunicazione poste a sud e a nord del Veronese, soprattutto per salvaguardare gli interessi commerciali della città atesina e della sua Domus mercatorum. Tra queste alleanze va certamente segnalata quella strategica con Mantova, città di parte guelfa e sotto il controllo dei Bonacolsi, con cui era stata siglata un’importante pace nel 1272. Al trattato fece seguito lo scambio di podesterie, cui partecipò lo stesso Alberto, che in seguito poté contare sull’alleanza mantovana, durante il conflitto che oppose Verona alla guelfa Brescia (1278-1279) e per la stipula di un accordo con il comune di Reggio (1289). Sul finire del secolo (1294), un’altra città di parte guelfa – Padova, già in guerra con Verona per il controllo sul Vicentino e sul Trentino – si unì ad Alberto della Scala per contrastare la politica di Azzo III d’Este, marchese di Ferrara. Sul versante settentrionale, invece, Alberto mantenne l’amicizia con i signori di Castelbarco e con il conte Mainardo II di Tirolo-Carinzia, preziosi alleati per la gestione dei frequenti scontri con i vescovi di Trento, che potevano ostacolare il transito lungo la preziosa via dell’Adige.

Per quanto concerne le politiche matrimoniali, va detto che i successi politici e militari di Alberto − sposato con Verde da Salizzole, di famiglia poco nota − consentirono agli Scaligeri di legarsi a casate di più antica e prestigiosa nobiltà. Nel 1289 la figlia di Alberto, Costanza, andò in sposa al marchese Obizzo d’Este, per risposarsi successivamente con Guido Bonacolsi detto Botticella, signore di Mantova; nel 1291 il primogenito Bartolomeo prese in moglie Costanza di Corrado d’Antiochia, nipote di Federico II; nel 1298 il figlio cadetto Alboino si unì a Caterina di Matteo Visconti.


Cariche politiche ricoperte in altre citt?:

Podestà di Mantova nel 1275 e 1277.


Legami e controllo degli enti ecclesiastici, devozioni, culti religiosi:

Alberto rispettò gli indirizzi del fratello maggiore Mastino anche nei rapporti con le istituzioni ecclesiastiche veronesi, su cui gli Scaligeri estesero precocemente il proprio controllo. Fu vescovo di Verona un fratello di Alberto, Guido, eletto dal clero cittadino nel 1268, mentre non sembra appartenere alla stessa casata il vescovo Pietro della Scala, in carica dal 1290 al 1295. A prescindere dai rapporti di parentela, però, è certo che Alberto non ebbe difficoltà a ottenere generosi favori e investiture dai vescovi che si alternarono alla guida della chiesa veronese, così come dalle maggiori abbazie della città, magari a vantaggio di sostenitori e alleati, sebbene non mancassero nemmeno azioni a tutela dei patrimoni ecclesiastici. Non ultimo, gli interventi di Alberto favorirono l’inserimento di parenti e amici alla guida delle principali comunità religiose locali, come dimostra la presenza del figlio Alboino tra i canonici della cattedrale, e quella del figlio illegittimo Giuseppe quale priore del monastero di San Giorgio in Braida e abate di quello di San Zeno. Infine, il testamento di Alberto rivela una certa inclinazione a favore degli ordini mendicanti (domenicani, minori, eremitani), cui assegnò cospicui lasciti.


Politica urbanistica e monumentale:

Durante la signoria di Alberto furono promosse la ristrutturazione della cerchia muraria di Verona, la costruzione di una nuova sede in muratura della Domus mercatorum e l’erezione di nuove chiese. Il signore fece anche ampliare e fortificare con torri la propria domus, sita nella contrada di Santa Maria Antica e definita palatium a partire dal 1285.


Politica culturale:

Consenso e dissensi:

Nel 1286 il notaio Iacopo di Cesarina, già sostenitore degli Scaligeri, fu esiliato a Treviso, in seguito a un tentativo di opposizione al potere di Alberto. Altre congiure ebbero luogo negli ultimi anni del XIII secolo (1294 e 1299), anche questa volta con il coinvolgimento di ambienti vicini alla signoria.


Giudizi dei contemporanei:

I contemporanei, fra cui Salimbene de Adam, hanno trasmesso un ottimo ricordo di Alberto, esaltandone l’abilità politica e la religiosità.


Fine della dominazione:

Morte di Alberto della Scala (1301).


Principali risorse documentarie:

Vedi scheda famiglia della Scala.


Bibliografia delle edizioni di fonti e degli studi:

Per un primo approccio si rimanda alle voci Della Scala, Alberto, a cura di G. M. Varanini, in DBI, 37 (1989), pp. 366-370 (con dettagliato elenco delle fonti e della bibliografia di riferimento). Vedi poi la bibliografia generale sotto la scheda dedicata alla famiglia della Scala.

 


Apporti nuovi di conoscenza:

Note eventuali: