della Scala, Antonio


di:
Estremi anagrafici:

ca. 1363-1387



Durata cronologica della dominazione:

1375-1387



Espansione territoriale della dominazione:

Vedi scheda famiglia della Scala. La città capitale è Verona.

Origine e profilo della famiglia:

Vedi scheda famiglia della Scala. Antonio era figlio secondogenito illegittimo di Cansignorio e fratello minore di Bartolomeo (II). Sull’identità della madre non vi sono notizie certe, ma si ritiene che fosse una certa Margherita Pittati.


Titoli formali:

Vicario imperiale a Verona, Vicenza e Manerbio (1376); in un diploma prodotto dalla cancelleria scaligera Antonio e Bartolomeo (II) sono definiti domini generales di Verona e Vicenza.


Modalità di accesso al potere:

Alla fine del 1375, dopo l’esecuzione di Paolo Alboino e la morte di Cansignorio, Antonio e Bartolomeo (II) ricevettero senza contestazioni l’arbitrium a Verona; in precedenza il padre aveva già costretto i maggiorenti vicentini a giurare loro fedeltà.


Legittimazioni:

Oltre all’immediato riconoscimento dell’arbitrium da parte delle città soggette, dopo il decesso di Cansignorio (19 ottobre 1375), Antonio e Bartolomeo (II) furono legittimati da papa Gregorio XI, tramite dispensa super defectu natalium, che riconobbe loro pieni diritti alla successione (11 dicembre 1375). Inoltre, nel 1376 ottennero da Carlo IV la conferma del vicariato imperiale per Verona, Vicenza e Manerbio.


Caratteristiche del sistema di governo:

Dopo la morte del padre, Antonio e Bartolomeo (II), ancora minorenni, furono sottoposti alla tutela di quattro fedeli collaboratori di Cansignorio, come stabilito da quest’ultimo per via testamentaria. Nell’ambito della diarchia con il fratello, Antonio occupò una posizione dominante. La signoria fu inaugurata dalla concessione di generosi benefici a favore dei principali collaboratori, delle istituzioni ecclesiastiche e dei comuni di Verona e Vicenza. Sul versante monetario, i due signori scaligeri fecero coniare un nuovo soldo d’argento dal 1378 e, dal 1381, il solo Antonio introdusse un nuovo grosso, ma bisogna aggiungere che queste divise ebbero scarso successo. Sempre nel 1381, invece, furono approvate sostanziali modifiche agli statuti dei lanaioli, dei tintori, dei tessitori e dei notai di Verona. Dopo la scomparsa di Bartolomeo (II), Antonio proseguì una politica favorevole allo sviluppo e alla regolamentazione delle attività artigianali urbane, e varò politiche di incentivi per compensare i vuoti demografici provocato dalle pestilenze. Tentò altresì di consolidare il controllo sul territorio, rafforzando l’istituto del capitaniato, che in teoria aveva facoltà di intervento anche nelle giurisdizioni “private”. Per fronteggiare le spese di guerra e, secondo cronache poco benevole, per assecondare i capricci della moglie, negli ultimi anni del proprio dominio Antonio inasprì la pressione fiscale a arrivò ad alienare o impegnare beni di famiglia.

Dopo la morte di Bartolomeo (II), ucciso nel 1381 in circostanze poco chiare, il clima all’interno della corte scaligera peggiorò drasticamente. Antonio, accusato non troppo velatamente del delitto, cercò di allontanare i sospetti bandendo i membri di alcune cospicue casate e confiscandone i beni. L’episodio segnò un grave momento di rottura tra il signore e l’establishment veronese, che certamente non giovò alla tenuta politica del regime e che, forse, spiega la presenza dell’esule veronese Guglielmo Bevilacqua − già fidato collaboratore di Cansignorio e poi tutore/consigliere di Antonio − a capo dell’esercito visconteo destinato a violare Verona nel 1387.


Sistemi di alleanza:

La politica estera di Antonio risentì fortemente della debolezza dello Stato scaligero in uno scacchiere che, sul finire del Trecento, ospitava la contrapposizione tra Venezia (alleata con i Visconti) e Francesco il Vecchio da Carrara (alleato con Genova, il re d’Ungheria e il patriarca di Aquileia), ma anche il rapido espansionismo dello Stato visconteo. Inoltre, Antonio dovette confrontarsi con le rivendicazioni di Beatrice Regina della Scala, sposa di Bernabò Visconti ed erede di parte dei beni scaligeri usurpati da Cansignorio e trasmessi ai figli illegittimi. La presenza di Verona nello schieramento antivisconteo garantì, ancora per poco, l’indipendenza della città. Nel 1379 fu siglato un trattato di pace con Milano, ma un successivo attacco di Gian Galeazzo Visconti, sostenuto dai Carraresi, pose termine alla signoria scaligera: tra il 17 e il 18 ottobre 1387 Verona si arrese all’esercito milanese, che subito dopo prese possesso anche di Vicenza. Antonio della Scala ottenne la possibilità di mettersi in salvo presso l’alleata Venezia (nel 1385 aveva ricevuto la cittadinanza veneta), insieme alla propria famiglia. Tuttavia, il suo arrivo in laguna non fu accolto con favore e, ripartito alla volta di Firenze, morì l’anno successivo a Tredozio.

Nel 1382 Antonio aveva contratto matrimonio con Samaritana, figlia di Guido da Polenta signore di Ravenna: l’evento fu accompagnato da una memorabile festa. Dalla moglie ebbe due figli legittimi (Canfrancesco e Polissena).


Cariche politiche ricoperte in altre citt?:

Legami e controllo degli enti ecclesiastici, devozioni, culti religiosi:

Politica urbanistica e monumentale:

Antonio e Bartolomeo (II) approvarono alcuni interventi per migliorare il decoro urbano, deliberando tra l’altro l’abbattimento dei ballatoi di legno che sporgevano dalle case sopra le vie di Verona, e fecero aggiungere il mastio al castello di San Martino (Castelvecchio). Il solo Antonio dispose poi l’ampliamento delle fortificazioni di Verona, Vicenza e alcuni centri minori.

 


Politica culturale:

Consenso e dissensi:

Giudizi dei contemporanei:

Certamente il giudizio su Antonio della Scala pagò dazio al fallimento della signoria scaligera, che giustifica, almeno in parte, la propensione dei cronisti a descrivere il signore come un uomo debole e plagiato dalla frivola moglie Samaritana, a sua volta accusata di esercitare sul marito un’influenza nefasta.


Fine della dominazione:

Conquista di Vicenza e Verona da parte di Gian Galeazzo Visconti (1387).


Principali risorse documentarie:

Vedi scheda famiglia della Scala


Bibliografia delle edizioni di fonti e degli studi:

Per un primo approccio si rimanda alla voce Della Scala, Antonio, a cura di G. Soldi Rondinini, in DBI, 37 (1989), pp. 377-380 (con dettagliato elenco delle fonti e della bibliografia di riferimento) e M. Sivieri, Antonio della Scala, Francesco il Vecchio da Carrara, Verona e Padova. Due uomini, due città a confronto nella seconda metà del secolo XIV, Padova 2006, passim. Vedi poi la bibliografia generale sotto la scheda dedicata alla famiglia della Scala.


Apporti nuovi di conoscenza:

Note eventuali:

È celebre l’episodio che attribuisce a Francesco il Vecchio da Carrara uno sferzante giudizio nei confronti di Antonio della Scala, che aveva sfidato a duello suo figlio: il signore padovano proibì, infatti, al proprio discendente di accettare il confronto, motivando il rifiuto con l’argomentazione che sarebbe stato indegno per l’esponente di una nobile e antica casata combattere contro un bastardo, figlio di una fornaia, con riferimento alle dubbie origini della madre di Antonio.