dell’Iniquità, Oberto


di:
Estremi anagrafici:

inizio XIII secolo - post 1257



Durata cronologica della dominazione:

1250-1252



Espansione territoriale della dominazione:

Piacenza

Origine e profilo della famiglia:

Oberto proveniva da una grande famiglia di milites di tradizione consolare che vantava già esponenti di prestigio all’epoca della lotta contro il Barbarossa. Erano titolari di ingenti possedimenti nel contado a titolo feudale e vantavano rapporti vassallatici nei conronti del vescovo e del monastero di San Sisto.


Titoli formali:

Il 1 agosto 1250 Oberto venne eletto dal neo formato consiglio dei consoli del popolo rettore del popolo di Piacenza, dopo che il giorno prima era stato acclamato dall’assemblea popolare. Subito dopo il titolo da annuale, su richiesta del rettore, divenne quinquennale. Venne inoltre prevista la possibilità che, in casi di morte improvvisa di Oberto, prima della scadenza del mandato, potesse subentrargli il figlio Giannone. Il 25 marzo 1251, il dell’Iniquità ottenne anche il titolo di podestà del comune di Piacenza.


Modalità di accesso al potere:

L’ascesa di Oberto dell’Iniquità avvenne in un periodo di grande turbolenza per la città di Piacenza. Dopo la vittoria delle forze della Lega Lombarda contro l’esercito imperiale a Vittoria, Piacenza e Milano si impegnarono a rifornire Parma di derrate. Il popolo piacentino, preoccupato per un’eventuale carestia e per le concessioni fatte ai mercanti parmensi, insorse per bloccare le decisioni del podestà originario di Parma. Questi rispose imponendo lo scioglimento delle assemblee popolari e arrestando il Saviagata, iniziatore della rivolta. Liberato sotto la pressione della piazza, il Saviagata riprese il proprio ruolo di capo-popolo promuovendo un’assemble a che avrebbe eletto il leader dell’organizzazione popolare piacentina. Nella discussione che seguì venne proposto il nome di Oberto, miles da sempre vicino alla causa popolare. Il giorno successivo l’acclamazione popolare venne regolarizzata dall’elezione di Oberto da parte della nuova assemblea dei consoli del popolo.


Legittimazioni:

Il potere di Oberto venne legittimato in un primo momento dall’assemblea del popolo che lo investì di un potere quinquennale ed ereditario. Successivamente, nella primavera del 1251, i popolari riuscirono ad occupare gli organismi comunali e, cacciato il podestà in carica, proclamarono il dell’Iniquità podestà del comune. Non ottenne mai una legittimazione dall’alto del proprio potere.


Caratteristiche del sistema di governo:

Quella di Oberto dell’Iniquità si configurò come una proto-signoria o, meglio, una signoria mancata. Da un lato infatti ben visibile è la volontà di creare un dominio personale attraverso la forzatura istituzionale di cariche inserite nel mondo comunale come quella di rettore del popolo, prolungata per cinque anni e resa, almeno in parte ereditaria e la doppia carica di rappresentante del popolo e del comune che Oberto ottenne a partire dal 1251. Tuttavia, appare chiaro anche come questi non riuscì pienamente ad approfittare della propria posizione di supremazia, rimanendo invece vittima delle tensioni all’interno della componente popolare piacentina, ormai dominata dai Landi. A ben vedere, proprio nel frangente dell’assunzione della doppia carica, il dell’Iniquità era già un soggietto passivo nello svolgimento politico piacentino.


Sistemi di alleanza:

Oberto cercò di slavaguardare l’alleanza con Milano e con la Chiesa, rappresentata in città dal cardinale legato Ottaviano degli Ubaldini, nonostante la pressione che i Landi, ghibellini estrinseci, fecero sul suo governo.


Cariche politiche ricoperte in altre citt?:

Nel 1238, durante l’assedio di Brescia da parte delle forze imperiali guidate da Federico II, Oberto era podestà di quella città.


Legami e controllo degli enti ecclesiastici, devozioni, culti religiosi:

Politica urbanistica e monumentale:

Politica culturale:

Consenso e dissensi:

Al momento della sua ascesa Oberto dovette fronteggiare l’opposizione di coloro che vedevano in lui un uomo dell’Imperatore e che quindi temevano il rientro dei capi aristocratici del popolo piacentino come i Landi e i da Fontana. Tattavia proprio queste due famiglie rappresentavano un pericolo per il potere in città di Oberto che cercò in ogni modo di ostacolarne il rientro. Inizialmente egli permise la riammissione in città delle sole persone di stretta ascendenza popolare a cui impose il giuramente di fedeltà alla chiesa. A questo punto però la maggioranza del popolo era favorevole al rientro dei capi aristocratici: il legato pontificio e il podestà, di origine genovese, furono costretti ad abbandonare la città e il 25 marzo 1251 il dell’Iniquità venne posto a capo del comune, ormai passato allo schieramento filo imperiale.


Giudizi dei contemporanei:

Fine della dominazione:

Con il rientro dei Landi i milites della pars ecclesie abbandonarono la città e si organizzarono nelle propie basi territoriali nel contado. Si aprì quindi un conflitto militare che venne sanato nel 1252 grazie all’intervento del marchese Oberto Pelavicino. Oberto dell’Iniquità perse la carica di podestà del comune che venne affidata a Ferrario Cani, fedele del Pelavicino. Almeno fino al 1257 mantenne invece la carica di rettore del popolo, ma ormai senza un reale potere.


Principali risorse documentarie:

Annales Placentini Gibellini, in M.G.H., Scriptores, XVIII, a c. di G.H. Pertz, 1863, pp. 499-506; P. Castignoli, La «coniuratio» popolare del 1250 ed il passaggio di Piacenza dal campo guelfo a quello ghibellino, in Studi in onore di Giuseppe Berti, Piacenza 1979, pp. 43-52; P. Racine, La discordia civile, in Storia di Piacenza, vol. 2, Dal vescovo conte alla signoria, Piacenza 1984, pp. 237-258; P. Castignoli, Dalla podesteria perpetua di Oberto Pallavicino al governo dei mercanti, in ibid., pp. 279-280; J. Koenig, Il «popolo» dell’Italia del nord nel secolo XIII, Bologna 1986, pp. 81-94; G. Albini, Piacenza dal XII al XIV secolo. Reclutamento ed esportazione dei podestà e dei capitani del popolo, in I podestà dell’Italia comunale, a c. di J.-C. Maire Vigueur, parte I, vol. I, pp. 418-429; voce Piacenza in Federiciana.


Bibliografia delle edizioni di fonti e degli studi:

Apporti nuovi di conoscenza:

Note eventuali: