Montefeltro, Guidantonio da


di:
Estremi anagrafici:

1378-1443.



Durata cronologica della dominazione:

1402-1443.



Espansione territoriale della dominazione:

Cfr. la scheda famiglia Montefeltro.

Origine e profilo della famiglia:

Cfr. la scheda famiglia Montefeltro.


Titoli formali:

Conte di Montefeltro, di Urbino e di Casteldurante; vicario apostolico di Urbino, Cagli e Gubbio (16 maggio 1404); vicario apostolico di Casteldurante e di Torre dell’Abbadia con diritto di trasmissione ereditaria del titolo (10 genn. 1426); vicario apostolico di S. Angelo in Vado, Mercatello e Lamoli (20 aprile 1443).


Modalità di accesso al potere:

Guidantonio subentrò al padre nel dominio in modo pacifico, prima come suo vicario e, dopo la di lui morte, nella forma di una vera e propria successione dinastica.


Legittimazioni:

Solo due settimane dopo la morte di suo padre, Guidantonio ebbe dal pontefice Bonifacio IX la concessione del vicariato apostolico alla terza generazione (16 maggio 1404), dietro la corresponsione di 12000 fiorini per i censi non pagati. Nel maggio 1412 ottenne dall’(anti)papa Giovanni XXIII la conferma dei vicariati di Urbino, Cagli, Gubbio e Forlimpopoli. Il 25 aprile 1420 ricevette da Martino V la conferma di tutte le concessioni apostoliche fatte ai suoi predecessori in Romagna, Marca d’Ancona, Massa Trabaria e Ducato di Spoleto. Il 10 gennaio 1426 fu investito dal medesimo pontefice di Casteldurante e di Torre della Badia. Il 20 febbraio 1431 ricevette da Eugenio IV la protezione apostolica. Il 20 aprile 1443 fu investito da Eugenio IV vicario di S. Angelo in Vado, Mercatello e Lamoli.


Caratteristiche del sistema di governo:

I decenni della dominazione di G. vanno considerati in una prospettiva di consolidamento e ordinamento in senso ormai statuale. Il territorio, che comprendeva i territori di Urbino, Montefeltro, Gubbio e Cagli, si espanse anche nella strategica e fertile Valle del Metauro e fu organizzato in modo centralistico. Nel 1407, al fine di riordinare l’amministrazione e di impedire i brogli e le contraffazioni nei protocolli, il conte istituì (o più probabilmente riformò) l’ufficio del registro degli atti notarili di Urbino, che venivano trascritti nelle «quadre» (cioè i registri, ancora conservati presso la sezione di Archivio di Stato di Urbino, corrispondenti ai quattro rioni chiamati in quel periodo Quadra Vescovado, Porta Nuova, Posterula e Santa Croce). Dal 1410, sempre per sua volontà, fu iniziato quello che oggi viene chiamato il Catasto descrittivo del territorio di Urbino, conservato anch’esso presso il medesimo ente archivistico, nel quale gli allibrati venivano raggruppati per città, castelli e ville del contado. Avendo avuto da Martino V la concessione di battere moneta d’oro, d’argento e di bronzo, aprì la zecca di Urbino (20 marzo 1420). A Gubbio riordinò il sistema delle gabelle e delle imposizioni tributarie e fece riaprire la zecca, che già esisteva dal 1337 circa. Le sue condotte gli permisero di accumulare ingenti ricchezze, che investì a Firenze e a Venezia. A Urbino e nel territorio introdusse, come già aveva fatto il padre, attività artigianali e tecniche (produzione di lana e di tintura azzurra ottenuta dal guado). Negli anni della sua dominazione sono attestati a Fermignano mulini, gualchiere e una cartiera di proprietà del conte, che produceva la carta di stracci. Ha inoltre inizio nella regione la produzione delle maioliche pregiate.


Sistemi di alleanza:

Le alleanze di Guidantonio, che interessano tutta l’Italia da Napoli a Venezia, corrispondono ai e sono condizionate dai frequenti sovvertimenti politici dei primi decenni del secolo XV. Oltre a quello di ottenere vantaggi come signore del proprio stato e come condottiere, lo scopo principale del conte nelle azioni politico-militari appare quello di impedire il costituirsi di nuovi e stabili nuclei di potere in Italia centrale, ostacolando per questa ragione prima i tentativi di Braccio da Montone, poi quelli di Francesco Sforza. Dopo essere stato per diversi anni conestabile del regno di Napoli e avere espresso atteggiamenti mutevoli nel periodo del Concilio di Pisa, Guidantonio passò stabilmente dalla parte papale durante il 1412, rimanendo poi sostanzialmente fedele ai pontefici fino alla morte. Il periodo di massimo beneficio fu quello corrispondente al pontificato di Oddone Colonna, Martino V (1417-1431), che in precedenza era stato vescovo di Urbino. Martino V nominò Guidantonio duca di Spoleto nel 1419, e nel 1424 gli diede in sposa la nipote Caterina (m. 1438), figlia di suo fratello Lorenzo. Dal matrimonio con Caterina nacquero Oddantonio primo duca d’Urbino (1427-1444), che sposò Isotta d’Este figlia naturale di Nicolò III signore di Ferrara e di Modena; Agnesina (1425ca-1447?), che fu moglie prima di Guidantonio Manfredi signore di Faenza (vedi scheda Astorgio (II) Manfredi) e poi di Alessandro Gonzaga, Violante (1430-1493), moglie di Domenico Malatesta (Malatesta Novello) signore di Cesena e poi monaca, e Sveva (1432-1478), sposata con Alessandro Sforza signore di Pesaro, poi monaca (beata Serafina Sforza). Due figli naturali e legittimati di Guidantonio furono Aura (1415ca-1475), andata in sposa al suo capitano generale Bernardino Ubaldini (m. 1437), e Federico (1422-1482), che successe nel ducato di Urbino al fratellastro Oddantonio dopo l’assassinio di quest’ultimo. La tregua sostanziale con i Malatesta, che il conte Antonio era riuscito a concludere alla fine del Trecento anche attraverso il matrimonio (1397) tra suo figlio Guidantonio e Rengarda Malatesta (m. 1423) figlia di Galeotto I (matrimonio dal quale non nacquero figli), si infranse nel 1440, subito dopo la battaglia di Anghiari, condizionando l’azione politica e militare degli ultimi anni di governo di Guidantonio  e poi quelli di suo figlio Federico.


Cariche politiche ricoperte in altre citt?:

Membro del consiglio di tutela dei figli minori del defunto duca di Milano Gian Galeazzo Visconti (1404); vicario apostolico di Assisi e suo distretto (dal 1408 al 1420); gran conestabile del Regno di Napoli (1409-1413); gonfaloniere della Chiesa (1° agosto 1412); vicario apostolico di Forlimpopoli (1412-1416); vicario apostolico di Forlì (1412); «raccomandato» della Repubblica fiorentina (1413); cittadino e nobile veneziano (1417); duca, rettore e governatore del ducato di Spoleto (1419); cittadino fiorentino (1422); condottiero per la Repubblica di Venezia (1424); rettore pontificio della Massa Trabaria (12 maggio 1424); comandante per la Repubblica fiorentina (1430-1431); governatore e difensore di Città di Castello (1431-1432); armato cavaliere dall’imperatore Sigismondo (1434).


Legami e controllo degli enti ecclesiastici, devozioni, culti religiosi:

Politica urbanistica e monumentale:

Fece ricostruire in gran parte la rocca di Assisi. A Urbino avviò (1435-1437) l’ampliamento dell’edificio che col figlio Federico si sarebbe trasformato nel Palazzo Ducale, affidandone l’esecuzione al dalmata Luciano Laurana. Diede inoltre inizio alla costruzione della nuova cattedrale (1439), oggi scomparsa.


Politica culturale:

Il I settembre 1434 Sigismondo di Lussemburgo, da un anno imperatore, fu ricevuto a Urbino con grandi festeggiamenti e creò cavalieri Guidantonio e il suo giovanissimo figlio Oddantonio. G. proseguì la costituzione della «Libraria» dei signori di Urbino iniziata dal padre ed entrata nel sec. XVII nella Biblioteca Apostolica Vaticana (Codici urbinati). Degli oltre novecento codici che si conservavano ad Urbino alla morte del duca Federico (1482), circa un centinaio furono raccolti da Guidantonio e da suo padre Antonio. Fu anche poeta, della cui opera è rimasto un sonetto conservato in un manoscritto della Bodleian Library di Oxford (Canon. Ital. 50, f. 167v). Il Saviozzo, che risedette presso la corte urbinate, gli dedicò una canzone. A partire da questo autore si inaugurò nella città una vera «tradizione poetica urbinate», proseguita con le opere di Battista di Montefeltro e Angelo Galli e che entrò nella raccolta tardo quattrocentesca di Sabbadino degli Arienti. Bonaccorso di Montemagno dedicò a G. l’opera De nobilitate (BAV, Urb. lat. 1250), che ebbe grande fortuna ai suoi tempi.


Consenso e dissensi:

Giudizi dei contemporanei:

Fine della dominazione:

Guidantonio morì nella notte tra il 20 e 21 febbraio 1443 e fu sepolto a San Donato (oggi San Bernardino) di Urbino. Gli successe per breve tempo il figlio Oddantonio (1427-1444), che però fu ucciso in una congiura (notte fra il 22 e il 23 luglio 1444) che aprì la strada alla successione del suo secondo figlio, naturale e legittimato, Federico (1422-1482).


Principali risorse documentarie:

Cfr. la scheda famiglia Montefeltro.


Bibliografia delle edizioni di fonti e degli studi:

F. Ugolini, Storia dei conti e duchi d’Urbino, Firenze 1859 (ediz. anast. Urbino 2008), I, pp. 189 s., 193-224, 232-234, 250-276; G. Franceschini, I Montefeltro, Varese 1970, pp. 335-336, 339, 359 s., 365-413, pp. 584 s.: elenco di fonti e bibliografia; G. Franceschini, Documenti e regesti per servire alla storia dello Stato d’Urbino e dei conti di Montefeltro (1376-1404), Urbino 1982, ad indicem; Colligite fragmenta. Spoglio di documenti attenenti ai conti di Montefeltro e duchi di Urbino […] dal 1001 al 1526 conservati nel fondo Ducato d’Urbino all’Archivio di Stato di Firenze, a cura di G. Murano, Urbino 2003, pp. 99-110, 196-200 e ad indicem; T. di Carpegna Falconieri, Montefeltro, Guidantonio di, in Dizionario biografico degli italiani, Roma, in corso di stampa (con elenco di fonti e bibliografia).


Apporti nuovi di conoscenza:

Note eventuali: