Polenta, Guido Minore da


di:
Estremi anagrafici:

?-1310.



Durata cronologica della dominazione:

1275, 1285-1293.



Espansione territoriale della dominazione:

Ravenna.

Origine e profilo della famiglia:

Vedi scheda famiglia da Polenta.


Titoli formali:

Consul et rector (1275); podestà (1285-1293).


Modalità di accesso al potere:

Elezione a consul et rector e poi a podestà da parte dei consigli cittadini.


Legittimazioni:

La nomina, alla fine del 1275, di Guido P. e di un altro notabile cittadino, Giacomo di Corradino, a consules et rectores di Ravenna, con la momentanea sospensione dell’ufficio del podestà forestiero in carica – Manfredo Manfredi – fu una soluzione sperimentale maturata in una situazione di emergenza. La pressione dei ghibellini di Romagna, guidati da Guido da Montefeltro, provocò anche a Ravenna forti tensioni politiche, che causarono l’abbandono della città da parte di alcuni esponenti di famiglie di primo piano. È probabile che ai due consoli fossero trasmessi poteri eccezionali, nell’intento di dotare la città di una guida più efficace. Guido e Giacomo ricoprirono comunque la carica per pochi mesi, sostituiti, dal gennaio del 1276, da altri due  consules et rectores; già nel febbraio dello stesso anno fu reinsediato il podestà Manfredo Manfredi. Tra il 1285 e il 1290 Guido ricoprì ininterrottamente la carica di podestà, probabilmente rinnovata dal consiglio generale di anno in anno. La nomina del P. avveniva comunque in deroga agli statuti cittadini, che stabilivano che il podestà dovesse essere forestiero. Dalla fine del 1290 alla fine del 1293 Guido fu in più occasioni sostituito per alcuni mesi dal figlio Ostasio e anche dal cugino Guido Riccio di Alberico, quando le esigenze diplomatiche lo portavano ad assumere direttamente la carica di podestà o capitano del popolo nelle città alleate. La sostanziale disponibilità dell’ufficio da parte dei P. indica che la loro influenza non incontrava grandi resistenze interne, e che potevano contare sul sostegno del consiglio generale.


Caratteristiche del sistema di governo:

A partire dalla fine degli anni ’50 del Duecento Ravenna conobbe periodi di prevalenza del movimento popolare. Un capitano del popolo affiancò il podestà almeno nel 1258, nel 1263, nel 1268, nel 1272 e nel 1273. Nel 1264 sono attestati anche gli anziani del popolo. L’indirizzo popolare fu certamente stimolato dalla forte influenza che proprio in quegli anni il comune di popolo di Bologna riuscì ad esercitare su Ravenna, ma rifletteva anche sviluppi interni al mondo politico ravennate. In ogni caso, il movimento popolare non aveva, a quanto sembra, una solida base sociale. Esso in effetti non sopravvisse alla definitiva rinuncia di Bologna ad attrarre Ravenna entro la propria orbita, e non è più attestato dopo il 1273. Al tempo delle podesterie di Guido Minore P. il podestà era affiancato soltanto dal consiglio generale, composto da 250 cittadini, e da un consiglio più ristretto, detto della credenza, formato da 70 cittadini. A differenza che nella maggior parte delle altre città, già nel Duecento per i consiglieri non era prevista alcuna scadenza della carica. Una volta entrato a far parte di un consiglio, il cittadino vi rimaneva fino alla morte, fino a che non incorreva in un bando, o anche finché non decideva di lasciare il suo posto a un parente stretto. Periodicamente venivano nominati quattro reformatores che dovevano occuparsi di rimpiazzare i consiglieri defunti o divenuti per qualche motivo incompatibili con la loro funzione.


Sistemi di alleanza:

Guido Minore P. fu il più fedele alleato di Malatesta da Verrucchio, grande protagonista delle vicende romagnole della seconda metà del Duecento e antagonista di Guido da Montefeltro. L’asse tra il P. e il Malatesta non conobbe incrinature. Fino al 1285 i due si presentarono come un vero e proprio baluardo del potere papale contro le pressioni del Montefeltro; negli anni successivi il loro rapporto con la curia si logorò, ed essi recitarono piuttosto il ruolo di difensori dell’autonomia delle città romagnole contro l’eccessiva ingerenza pontificia. Il Malatesta e i P. furono poi, fino alla metà degli anni ’90, i principali alleati di Maghinardo Pagani da Susinana nel suo progetto di potere in Romagna.

Il rapporto con Malatesta da Verrucchio fu suggellato da un doppio matrimonio: una figlia di Guido Minore, Francesca, sposò il primogenito del Malatesta, Giovanni detto Gianciotto, e il figlio Bernardino sposò Maddalena, nata dalla seconda moglie di Malatesta. 


Cariche politiche ricoperte in altre citt?:

Un Guido da Polenta fu podestà a Cesena nel 1259, nel 1260 e nel 1264, e a Forlì nel 1273; non è possibile tuttavia sapere se si trattasse di Guido Minore o del cugino Guido Riccio. Guido Minore fu podestà di Forlì nel 1286, capitano del popolo a Pistoia nel 1288, podestà a Firenze dal settembre del 1290, capitano del popolo a Forlì nel 1291, ancora capitano del “popolo” a Forlì nel 1294. In molti casi il P. accettò questi uffici mentre era anche podestà di Ravenna, facendosi in alcuni momenti sostituire nella città d’origine dai figli. Furono del resto soprattutto i figli di Guido, più liberi da impegni di governo a Ravenna, a prestare servizio con grande frequenza come ufficiali forestieri nelle città con le quali i P. e il comune di Ravenna intendevano rinsaldare alleanze politiche: Bernardino fu podestà di Milano già nel 1274, podestà di Modena nel 1286, quando fu chiamato ancora come podestà di Milano, ma rinunciò per rimanere nella città emiliana. I milanesi, che evidentemente avevano apprezzato le sue qualità, lo rivollero podestà nel 1290. Egli fu poi podestà di Faenza nel 1292 e nel 1293. Lamberto fu podestà di Forlì nel 1290, cumulò addirittura le cariche di podestà e capitano del popolo a Faenza l’anno successivo, fu ancora podestà di Forlì nel 1292 e capitano del popolo della stessa città nel 1293. Ostasio fu podestà di Faenza nel 1288. Gli incarichi che i P. ricoprirono a Faenza e Forlì tra la fine degli anni ’80 e la metà degli anni ‘90 erano legati alla loro alleanza con Maghinardo Pagani da Susinana.


Legami e controllo degli enti ecclesiastici, devozioni, culti religiosi:

 


Politica urbanistica e monumentale:

Politica culturale:

Consenso e dissensi:

Giudizi dei contemporanei:

Fine della dominazione:

Nel 1295 Guido perse la capacità di indirizzare la politica cittadina a causa dell’intervento più deciso del potere papale, e in particolare del rettore della Romagna Pietro Guerra. Quando la famiglia riconquistò la sua influenza sulla vita cittadina, a partire dal 1297, il P. rinunciò ad assumere personalmente qualsiasi carica pubblica, fuori e dentro Ravenna, lasciando spazio ai figli. Egli non scomparve affatto dalla scena politica, si ritagliò invece un ruolo meno formalizzato, ma non per questo meno incisivo: lo si trova spesso presenziare alle assemblee consiliari in veste di testimone.


Principali risorse documentarie:

Presso l’Istituzione Biblioteca Cassense di Ravenna: Archivio storico comunale di Ravenna. Presso l’Archivio Diocesano di Ravenna-Cervia: Archivio Arcivescovile di Ravenna – degni di particolare interesse il ricco fondo pergamenaceo e i registri della Mensa arcivescovile – ; Archivio del Capitolo della Cattedrale. Presso l’Archivio di Stato di Ravenna: Atti dei notai ( a partire dal 1306); archivi delle corporazioni religiose soppresse.

Molti documenti delle varie raccolte cittadine sono stati pubblicati o regestati da M. Fantuzzi e A. Tarlazzi (vedi bibliografia).


Bibliografia delle edizioni di fonti e degli studi:

Fonti: G. Rossi, Historiarum Ravennatum libri decem, hac altera edizione liber undecimo acti…, Venetiis 1589; Spicilegium Ravennatis historiae, sive monumentat historica ad ecclesiam et urbem Ravennatem spectantia, a cura di L. A. Muratori, RIS, I.II, Mediolani 1725, pp. 527-583; M. Fantuzzi, Monumenti ravennati de’ secoli di mezzo per la maggior parte inediti, 6 voll., Venezia 1801-1804; Statuti del Comune di Ravenna, a cura di A. Tarlazzi, Ravenna 1866; A. Tarlazzi, Appendice ai monumenti ravennati dei secoli di mezzo del conte Marco Fantuzzi, Ravenna 1876; Documenti inediti sul castello di Polenta, a cura di S. Bernicoli, Ravenna 1897; Statuto del secolo XIII del Comune di Ravenna pubblicato di nuovo con correzioni, indice e note, a cura di A. Zoli e S. Bernicoli, Ravenna 1904; Statuto ravennate di Ostasio da Polenta (1327-1346), a cura di U. Zaccarini, Bologna 1998.

Studi: S. Bernicoli, Governi di Ravenna e di Romagna dalla fine del secolo XII alla fine del secolo XIX. Tavole di cronologia, Ravenna 1898; U. Foschi, Un secolo di signoria dei Polentani su Cervia: 1285-1383, in «Bollettino economico della camera di commercio», 2 (1962); A. Torre, I Polentani fino al tempo di Dante, Firenze 1966; M. Tabanelli, L’aquila da Polenta: storia della famiglia da Polenta, Faenza 1974; L. Lega, Catasti ed estimi ravennati da Lamberto da Polenta alla dominazione veneziana, in «Atti e memorie della Dep. di storia patria per le province di Romagna», 26 (1976), pp. 180-212; Repertorio della cronachistica emiliano-romagnola (secc. IX-XV), a cura di B. Andreolli et al., Roma 1991; A. I. Pini, Il Comune di Ravenna fra episcopio e aristocrazia cittadina, in Storia di Ravenna, III: Dal Mille alla fine della signoria polentana, a cura di A. Vasina, Venezia 1993, pp. 201-253; A. Vasina, Dai Traversari ai da Polenta: Ravenna nel periodo di affermazione della signoria cittadina, in Storia di Ravenna, III: Dal Mille alla fine della signoria polentana, a cura di A. Vasina, Venezia 1993, pp. 555-603; Repertorio degli statuti comunali emiliani e romagnoli, secc. XII-XVI, a cura di A. Vasina, Roma 1997


Apporti nuovi di conoscenza:

Note eventuali: