San Miniato


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Profilo delle esperienze di potere personale e signorile in relazione al sistema politico:

Più breve se rapportata alle altre realtà toscane, la fase di dominio di Carlo d’Angiò si concretizza anche a San Miniato nella gestione del vertice del governo comunale, mediata attraverso la nomina di propri vicari scelti per lo più all’interno dei normali circuiti di reclutamento podestarile.

Agli inizi del Trecento, al termine di un lungo conflitto con i magnati, la sconfitta della parte popolare rafforza e amplia ulteriormente gli spazi di potere detenuti da Barone Mangiadori e Tedaldo Ciccioni, membri di spicco delle principali famiglie magnatizie della città. La loro riforma degli assetti istituzionali del Comune (che abolisce la legislazione antimagnatizia e ridimensiona fortemente il peso politico del Popolo) avrà tuttavia vita breve, grazie anche all’inasprirsi delle discordie fra i due e all’intervento interessato dei fiorentini.

La signoria di Carlo di Calabria si pone invece sullo sfondo della situazione generale della Toscana di quegli anni, con Castruccio e Firenze in lotta aperta per la supremazia, e con San Miniato inserita all’interno dello schieramento fiorentino.



Elenco cronologico degli Individui e delle Famiglie:

Individui:

Carlo d’Angiò (1272-1278 circa)

Barone Mangiadori (1309 circa)

Tedaldo Ciccioni (1309 circa)

Carlo di Calabria (1326-1328)

 

Famiglie:

Angiò

Mangiadori

Ciccioni



Bibliografia di riferimento:

E. Repetti, Dizionario geografico fisico storico della Toscana [1833-1846], rist. anast., Firenze, Cassa di Risparmio di Firenze, 1972; F. Salvestrini, Società ed economia a San Miniato al Tedesco durante la prima metà del secolo XIV, in Idem, Statuto del Comune di San Miniato – 1337, ETS, Pisa, 1995.

Note eventuali: